Respinta la Super League, l’Uefa resta sotto attacco

L’incredibile flop del progetto della Super League non cancella lo scontro di potere fra i club e l’Uefa che ora è costretta a rivedere i format delle competizioni europee. Le istituzioni del calcio non sono mai stati così instabili

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Respinto all’uscio, dopo il disastro comunicativo dovuto alla neppure accennata costruzione di consenso, al veemente soccorso alla Uefa della politica – Boris Johnson su tutti – con le sue pressioni diplomatiche, prim’ancora che ai tifosi, e concretamente a causa delle conseguenti defezioni interne, il progetto Super League è abortito, almeno così com’era stato annunciato nella mezzanotte tra domenica e lunedì scorso. Resta un aspetto da sottolineare: si è trattato del primo annuncio ufficiale di un’idea rimasta sullo sfondo dagli anni ’90, e ciò porta a essere certi che si ripresenterà, perché il tema dello scontro di potere fra i club (non solo i dodici, ma anche altri che hanno seguito la vicenda dalle retrovie) e l’Uefa oggi è sul tavolo come mai lo era stato in precedenza.

L’oggetto del contendere è il ruolo della confederazione, da sempre regolatrice e insieme organizzatrice dei tornei, pertanto senza sostanziale rischio di impresa, una duplice parte in commedia difficile da sostenere in eterno dal momento che la spregiudicata uscita allo scoperto degli ex fondatori della Super League – se il fronte fosse stato davvero solido, la Uefa avrebbe faticato a ribattere al colpo – pur essendosi rivelata in breve un fallimento anche in termini di immagine, ha alzato il livello dello scontro per il controllo del denaro generato da sponsorizzazioni e diritti di broadcasting.

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