Quando Sacchi è diventato Sacchi

Il 19 aprile 1989 il Milan batteva 5-0 il Real Madrid nella semifinale di Coppa dei Campioni. Un successo che ha consacrato definitivamente la rivoluzione calcistica portata avanti dal tecnico di Fusignano

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Nel Vangelo secondo Luca 16,2 si usa il termine redde rationem, una locuzione latina che vuole indicare il rendere conto a qualcuno, ma che con il tempo ha preso un significato più largo, includendo il senso della resa dei conti finale. Il 19 aprile 1989 si assistette ad un redde rationem calcistico fra il Real Madrid di Leo Beenhakker e il Milan di Arrigo Sacchi

Semifinali di Coppa dei Campioni 1988-89, quella che tutti pensavano fosse la finale annunciata si gioca appunto il turno precedente. Il Milan per arrivare lì ha visto e vissuto ogni emozione possibile, sentendosi già fuori dalla Coppa che, per dettato presidenziale, doveva essere il passo decisivo verso la conquista del mondo pallonaro. Al primo turno gli occidentali milanisti trattano male gli orientali del Vitocha Sofia con un 7-2 complessivo. Al turno successivo, un romanzo. Milan-Stella Rossa all’andata è una sciarada per Sacchi. Loro sono tutti tecnici e grandi calciatori, non hanno ruoli fissi e quando sono in vena imprevedibili e concreti.

I rossoneri giocano malissimo e riescono a pareggiare 1-1 solo per la solita sufficienza salva. Al ritorno tutto va male, segna Savicevic e Sacchi si sente già sulla scaletta dell’aereo per tornare a Milano, proprio come si sentirà a pochi minuti dal termine di Italia-Nigeria ad USA ’94. Al Marakana non lo salva Roberto Baggio ma la nebbia, che scende con violenza e rapidità sul campo. Si rigioca il giorno dopo e un Milan stoico passa ai rigori dopo un altro 1-1. Ai quarti altra squadra ostica come il Werder Brema, che perde per un rigore generoso segnato da Van Basten.

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