Pinilla, nessun limite tranne il cielo

Un Don Chisciotte contro nemici visibili e non

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Non si può raccontare questa storia senza partire da una rovesciata: troppo semplice, penserà il lettore, quasi scontato. Lo si vada a dire a quei tifosi del Grosseto che, in un anonimo gennaio del 2010, faticarono a credere alla realtà prima, sognarono poi, davanti a ciò che il quarantesimo minuto di una partita da classifica media aveva offerto ai loro occhi: palla volante dalle retrovie, attaccante sospeso in aria, piede ad uncino e sfera sul palo a sancire l’incompiutezza, a predire e sintetizzare al tempo stesso cosa era stato finora e cosa sarebbe potuto essere poi.

Il commentatore parlerà di un colpo quasi finto, di una coordinazione pazzesca, restando per il resto dei minuti abbagliato e dimentico di un uno a uno pure combattuto e con un espulso per parte: è Pinilla la variante inaspettata che si prende cronaca e flash mettendo da parte il resto del creato.

Pinilla, al secolo Mauricio Ricardo Pinilla Ferrera, numero 51, in onore di quell’area che nel Nevada stuzzica sempre racconti su marziani e oggetti volanti non identificati. Lo stesso Pinilla che, per vestire la maglia biancorossa del Grosseto, dovrà convincere la dirigenza per sette giorni consecutivi, aggregandosi in estate alla squadra e dovendo dimostrare di poter essere, di voler essere un calciatore professionista: i ventiquattro gol in campionato, il record di marcature consecutive eguagliato – accostando un certo Gabriel Omar Batistuta – e la chiamata del Palermo in serie A per la stagione successiva sono cronaca condivisa e conosciuta.

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