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Il silenzio dell’arbitro

Nonostante gli stadi vuoti la voce degli arbitri resta invisibile, come rimanesse nella sua solitudine connaturata all’autorità. Il silenzio degli arbitri è comunque un silenzio necessario

03 Mag 2021 - 07:02

Quando gli uomini sono presi da affanno e da oppressione precipitano nella bestemmia o nella trepidezza della preghiera, nel grido prolungato o nel silenzio; le lamentazioni di profeti e infelici sono richieste di soccorso più che proteste contro Dio, acquietato nel suo mistero. “O Dio, non restare muto, non startene in silenzio!” (Sal 83,2), si invoca per ricevere conforto; “Dio della mia lode, esci dal silenzio!” (Sal 109,1), si pretende per ricevere udienza; “Se tu resti muto, io sono come chi scende nella fossa” (Sal 28,1), preghiera in forma di ricatto.

Quanti silenzi ci sono nel mondo e quanti ne perdiamo, alcuni sono così minori che bisogna raccoglierli con pietà come ha fatto lo scrittore Graziano Gala che ha dedicato il suo romanzo d’esordio a due sventurati, uno dei quali è il professore di matematica Lelio Baschetti ritrovato morto dopo sette anni nel 2018, rannicchiato sul piccolo letto del suo appartamento a Venezia in avanzato stato di decomposizione; il primo giorno di scuola del suo ultimo anno di lavoro gli studenti ricordano quest’uomo timido e ironico che, entrato in classe, faceva fatica a parlare, confessò che per tutta l’estate non aveva parlato con nessuno – il silenzio come sudario, l’inferno che brucia la vita e pure la morte.

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