Il lungo addio di André Schürrle

L'approdo nei top club, i Mondiali 2014, poi il blackout

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Una fuga sulla sinistra e un pallone messo in mezzo, addomesticato di petto e trasformato in gol. 13 luglio 2014, Stadio Maracanã di Rio de Janeiro. Minuto 113. André Schürrle, subentrato al 31′ all’infortunato Christoph Kramer serve a Mario Götze l’assist per la rete che dà alla Germania la vittoria nella finale contro l’Argentina e il titolo mondiale. È il suo momento di gloria, non ha ancora 24 anni e in quel torneo ha anche realizzato tre gol, uno di tacco negli ottavi contro l’Algeria, due nella sera del Mineiraço, il 7-1 inflitto dai tedeschi al Brasile. André Schürrle non sa però che la rassegna iridata è forse l’ultimo grande momento della sua carriera.

Un percorso, il suo, cominciato a Ludwigshafen am Rhein, la città della Renania-Palatinato, nel sud della Germania che ha dato i natali anche a Helmut Kohl, il cancelliere che nel 1990, l’anno di nascita di André, ha portato a termine la Riunificazione tedesca. Qui inizia a fare sport, calcio, anche se in famiglia è di casa l’atletica, visto che sua sorella Sabrina ha gareggiato anche a livello nazionale.

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