Il calcio “realista” di Sergio Conceição

Ritratto dell'allenatore del Porto

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L’infanzia di Sérgio Conceição fu breve e felice. Finì a 15 anni, il giorno in cui venne portato di fretta fuori da un bar del paese perché suo padre, in moto, aveva appena perso la vita in un incidente stradale. Il papà di Sérgio era un muratore, sua madre una casalinga e la vita della loro numerosa famiglia scorreva tra tanti sacrifici a Ribeira de Frades, un paesino di duemila abitanti appena fuori Coimbra: nonostante ciò, l’eredità che il padre lasciò al figlio fu inestimabile. Sergio giocava nelle giovanili dell’Académica di Coimbra – la città universitaria portoghese per eccellenza – ed era uno dei più forti della squadra. Convincere il Porto a puntare su di lui fu facile; fu molto più difficile far mandar giù a suo padre l’idea che Sérgio, per seguire il sogno di diventare un calciatore, se ne sarebbe dovuto andare da casa così presto, e vivere da solo nella grande città del Nord. Ci vollero tre mesi per convincerlo, ma alla fine cedette: lo accompagnò con la sua motocicletta al vecchio Estadio Das Antas, a firmare il contratto. Accadde esattamente il giorno prima dell’incidente. 

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