Football trafficking, il sogno infranto di una generazione

Minorenni che partono dall’Africa, dal Sudamerica e dal sudest asiatico con il sogno di diventare calciatori professionisti e finiscono per essere ingannati e sfruttati. Un fenomeno diffuso, sottostimato. Ne parliamo con Lerina Bright, direttore esecutivo di Mission8, ong che fa parte della commissione creata dalla Commissione Europea per limitare questa vera e propria tratta di minori

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Trasformare in realtà il sogno di diventare calciatori è quello che muove la maggior parte dei bambini in tutto il mondo. Dai più remoti angoli delle foreste del Vietnam, alle favelas di Rio, c’è un bambino che rincorre un pallone e che si immagina di diventare un giorno Messi o Cristiano Ronaldo. Se nasci nella parte settentrionale del mondo puoi avere la possibilità di coronare questo sogno, ma se nasci in una nazione meno fortunata le strade che devi intraprendere per raggiungere quell’obbiettivo sono tortuose e spesso senza uscita.

Ne sanno qualcosa sette aspiranti calciatori minorenni nigeriani che si sono ritrovati abbandonati in Uzbekistan, a dicembre 2020, dopo aver pagato 6.000 dollari a quello che si era spacciato per un sedicente agente Fifa che aveva garantito loro un provino con il Pakhtakor Tahskent, la squadra più importante del paese centro-asiatico. Dopo qualche giorno è scomparso e si sono ritrovati da soli, nel freddo di un paese straniero.

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