Compendio degli attaccanti di gennaio della Juventus

Quasi nessuno è stato realmente decisivo, eppure...

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È un po’ come per certi regali di Natale, inutili o superflui: conta il pensiero, si dice, sorriso di circostanza stampato sul volto, prima di dar loro cittadinanza in uno sgabuzzino o nel cestino, anche se poi sono proprio i regali più improbabili quelli che si fanno ricordare. Ecco, il senso della Juventus per gli attaccanti di gennaio – inteso come mercato invernale – è un po’ questo, a giudicare dalle punte inserite in rosa a metà campionato negli ultimi 15 anni: quasi nessuno realmente decisivo, eppure tutti capaci, per i motivi più disparati, di lasciare un particolare segno del proprio passaggio. Un gol, tanto basta, se fatto nella partita giusta. Ma, a ben guardare, segnare non è nemmeno necessario.

Non segnò, infatti, Nicolas Anelka, rinforzo annunciato il 30 gennaio 2013 quando al timone c’era Antonio Conte, uno che i giocatori è abituato a chiederli. Non segnò perché di fatto non giocò, e sui pochissimi minuti (55) distribuiti su tre presenze si è scritto di tutto. E dire che il suo acquisto, da svincolato, aveva in fondo realizzato le profezie di giornali e siti che titolavano a intervalli più o meno regolari, con granitica certezza, “Juve-Anelka: sì!” ormai dal 1999, siccome bisogna saper scegliere il tempo, non arrivarci per contrarietà.

Un’altra suppellettile, invero esteticamente più gradevole, era stato dodici mesi più tardi Pablo Osvaldo, ancora alle dipendenze di Conte, prelevato in prestito dal Southampton. Qualche gol lo fece: un paio, non esattamente decisivi, al Trabzonspor in Europa League, più in campionato uno che era un ossimoro, inutilmente decisivo.

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