Alain Sutter, contestatore seriale

Il centrocampista non ha mai perso occasione di esprimere il suo punto di vista su temi importanti come nucleare e disboscamento dell'Amazzonia

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Sulle note dell’inno nazionale tirò fuori dai calzoncini un piccolo drappo, offrendolo alla messa a fuoco dei famelici obiettivi e delle carnivore telecamere presenti allo stadio Ullevi di Goteborg. Sopra c’era scritto: “Stop Chirac”, in chiara protesta verso l’allora presidente francese che aveva condotto test nucleari a Mururoa, in Polinesia. L’ariete scandinavo Martin Dahlin, che da buon filo-pastinese boicottava qualsiasi inno, compresa la politica di Chirac su tutta la linea, applaudì il coraggioso ragazzo con il drappo, al secolo Alain Sutter.

E’ il 5 settembre del 1995, Svezia e Svizzera si giocano un posto agli Europei di Londra, ma i risvolti politici sequestrano l’aperitivo che precede il banchetto agonistico dei novanta minuti. In quei giorni Chirac aveva gonfiato il petto per mostrare al mondo lo strapotere nucleare francese e un calciatore svizzero si era messo di traverso a modo suo. Senza che l’arbitro, il livornese Piero Ceccarini (non ancora assurto agli onori delle cronache italiche) prendesse alcun provvedimento. Fa quasi sorridere vedere due ragazzi fisicamente agli antipodi uniti dalle stesse motivazioni. Dahlin era il bomber, d’ebano, della Svezia, con il cranio scarsocrinito, paragonabile a un paesaggio lunare. La chioma bionda di Sutter era invece così folta da richiedere un elastico per raccoglierla e un nastrino sulla fronte per tenere lontane le ciocche dagli occhi.

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