WILLIAMS STORY

Pandemia e crisi di risultati presentano il conto alla Williams

Dai Mondiali con Honda e Renault negli anni Ottanta e Novanta alla procedura di vendita, il declino della Williams

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Nove titoli iridati Costruttori, poco più della metà di quelli della Ferrari ((sedici) ma uno in più della McLaren, due più della Lotus, tre della Mercedes, più del doppio di quelli Red Bull. la Williams occupa un posto di primissimo piano nella storia della Formula Uno. La procedura di vendita avviata dalla scuderia fondata da sir Frank rischia però di mettere fine ad un'avventura inziata alla fine degli anni Settanta.

Non sono particolarmente lontani i tempi (e i Mondiali) in cui la Williams conquistava per due anni consecutivi il terzo gradino del podio tra i Costruttori (2014 e 2015) con l'ex ferrarista Massa ed il futuro pilota Mercedes Bottas, seguiti da un paio di buoni quinti posti nel 2016 nel 2017. Eppure sembra preistoria ed in ogni caso si trattava delle briciole di quanto fatto dalla Williams e dai suoi piloti negli anni d'oro della squadra. Anni che oggi sono appunto lontanissimi. Probabilmente irripetibili, alla luce della decisione del Consiglio di amministrazione di Williams Grand Prix di mettersi alla ricerca di nuovi soci ma soprattutto di potenziali acquirenti dell'intero team. Passo doloroso ma necessario, legato alla mancanza di risultati delle due ultime stagioni, ad un bilancio 2019 pesantemente negativo rispetto all'anno precedente ed alla conseguente perdita del title sponsor ROKiT dopo uno solo dei cinque anni di contratto. Dati di fatto aggravati dalla prospettiva della crisi economica provocata dalla pandemia, destinata a lasciare ben pochi spazi di manovra senza l'iniezione di capitali nuovi o addirittura senza alternative possibili alla cessione della squadra.  

Al via del mondiale tra poco più di un mese a Spielberg (con un doppio GP che all'inizio della prossima settimana dovrà ricevere il via libera dal governo austriaco) la Williams si presenterà con una livrea da definire, in attesa di rivestire dei colori di un nuovo sponsor le FW43 di George Russell (probabilmente sulla rampa di lancio Mercedes) e del neoacquisto canadese Nicholas Latifi. Di certo non basterà un "colour scheme" accattivante a cambiare le carte in tavola e forse nemmeno un clamoroso risultato in pista, di quelli che (la storia della F.1 è ricca di esempi in questo senso), squadre di seconda o addirittura terza fascia riescono a mettere a segno ad inizio stagione ed a maggior ragione all'inizio di una stagione assolutamente anomala come questa. Nulla a che vedere con i successi passati di una squadra nata nel 1978 e che, nel corso degli anni, ha saputo legarsi a Costruttori del calibro di Honda (dal 1985 al 1987), Renault (dal 1989 al 1997 e poi ancora - ma con minor successo - nel 2012 e nel 2013) , BMW (dal 2000 al 2005) fino alla Mercedes, partner motoristico dal 2014 ad oggi.  Portando al titolo Alan Jones e Damon Hill, Keke Rosberg e Jacques Villeneuve, Nigel Mansell, Nelson Piquet ed Alain Prost. Anche se, alle imagini dei tronfi di alcuni dei più grandi campioni della Formula Uno al volante di una Williams, si affiancano sempre e si sovrappongono (fin quasi ad oscurarle) quelle della tragedia del  1. maggio 1994 ad Imola, costata la vita ad Ayrton Senna.

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