Milan, la girandola dei numeretti

Contro il Bologna si va verso l'ennesimo cambio di modulo e c'è una data da onorare

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Dal retiro tutto meno che buen del Milan, in clausura ad espiare le colpe del campo e del fuori campo, filtra (ma guarda un po') la formazione che dovrebbe affrontare domani sera il Bologna a San Siro. Panchinato quasi sicuramente il reprobo Bakayoko in favore di Biglia, la novità principale riguarderebbe il modulo, con una scelta che tanto piacerebbe al Presidentissimo che fu: due punte vere e alle spalle un “vero” trequartista, 4-3-1-2 per l'ennesimo cambio in corsa alla ricerca del gol e della vittoria perduti. Paquetà alle spalle di Piatek e Cutrone, per non sprecare nemmeno mezza possibilità di buttare dentro quel maledetto pallone: teoricamente una soluzione obbligata, ma che ancora una volta è una correzione in corsa, un inedito, una nuova curva di un percorso che nelle ultime settimane, contemporaneamente al naufragio in classifica, ha visto il Milan abbandonare la certezza costruita nel tempo e con fatica sul 4-3-3 e passare alla difesa a tre, ai due trequartisti dietro una punta unica, al 4-4-2, spesso durante una partita. Sono situazioni che chiaramente corrispondono a un'apnea, sono il nero su bianco di una situazione tecnica e ambientale al lumicino che ormai non ha più segreti. Va da sé che il primo, fondamentale fattore di un possibile riscatto è quello psicologico, teste e cuori tornati a sintonizzarsi col loro mestiere, con la loro maglia, la gente che sta loro attorno: però in questo stallo, non può essere sottovalutato il fatto che ci si trova di fronte una squadra che il caro, vecchio Sinisa Mihajlovic ha ricostruito anche tatticamente, oltre che moralmente, dopo la gestione Inzaghi. Il Bologna ha un piede e tre quarti in Serie A, e proprio nel teatro sempre prestigioso di San Siro potrebbe trovare i punti per fissare definitivamente la permanenza nella categoria: sono stimoli forti, di leggerezza, all'orizzonte, non se ne vede propria. Servirebbe il Milan dei primi due mesi dell'anno solare: nessuno tornava a casa con negli occhi il calcio totale, ma certamente la compattezza in difesa, la forza di volontà di tutti e le zampate del Pistolero producevano. Il calcio è scienza inesatta, regno dell'imprevedibile, ma pensare di ritrovare in un colpo almeno quella banda pragmatica è assai difficile, specie al netto dell'ennesimo ribaltone tattico, provato fin che si vuole in questi giorni complicati, ma pur sempre incognita.

Una speranza si potrebbe agganciare alla cabala, alla memoria: si gioca il 6 maggio e si gioca a Milano contro il Bologna, esattamente come 40 anni fa esatti. Era di pomeriggio, ma le stelle si potevano contare a migliaia: non in cielo, sugli spalti, cucite su altrettante bandiere rossonere. Lo 0-0 più bello del mondo, che consentiva di agganciare dopo anni di delusioni e sofferenze assortite il decimo scudetto. I rossoblu dovevano portare a casa il punticino per salvarsi: furono novanta minuti praticamente senza tiri in porta, per ovvie ragioni. Ecco, l'augurio è che per celebrare quella radiosa, indimenticabile giornata, il Milan a trazione anteriore di domani sera non faccia lo stesso.