Milan, comunque vada

Si continua a sperare nella Champions, ma ora è difficilissimo

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Esiste un detto molto popolare e altrettanto antipatico, nella situazione del Milan. La prima frase recita “Chi vive sperando” e poi evoca una fine non molto nobile, in rigorosa rima. E' il caso di fare un'eccezione, una volta tanto, perché Diavolo e diavolisti si meritano almeno una speranziella piccola piccola, se la sono guadagnata la squadra e i suoi milioni di innamorati soffrendo, prima il Bologna e poi la Fiorentina. Poca roba, i viola, davvero, e non moltissimo di più i rossoneri, o meglio, i rossoneri della ripresa, quelli che ancora una volta sono sembrati prigionieri delle loro menti deboli, delle paure che sembrano attanagliarli anche quando l'avversario non assomiglia per niente al più feroce Mike Tyson. La differenza di atteggiamento tra il buon Milan visto nella prima parte di gara, quando ha indubbiamente meritato il gol poi risultato decisivo, e quello della squadra imprecisa e contratta della seconda meriterebbe l'intervento di uno psicologo, più che di un allenatore. Perché Gattuso, una volta in vantaggio, può certamente chiedere – e lo fa – più attenzione, un baricentro leggermente più basso per propiziare spazi giusti per le ripartenze: nessuno può credere che dica di barricarsi nei propri 30-40 metri lasciando la punta centrale sola e staccata di altri 30 metri rispetto ai compagni. E soprattutto, non può pensare anche conoscendo bene i limiti dei suoi polli, che piedi decentemente calibrati di centrocampisti ed esterni diventino improvvisamente bisognosi di convergenze. Fisicamente, i rossoneri stanno bene e in ogni caso non era certo questo tipo di partita – sottoritmo e agonisticamente molle da parte degli avversari – che poteva determinare l'accensione della spia della riserva: gran parte della verità sta nel fatto che non appena la Viola ha cercato, nel secondo tempo, di tirare fuori unghiette assai corte, qualcuno dei nostri ha cominciato subito a battere in testa. E solo grazie a una ritrovata volontà, alla voglia di soffrire – i tifosi ne avrebbero molta meno, vabbé – il Milan è riuscito a portare a casa tre punti che tengono ancora accesa (viva sembra una parola grossa) la fiammella della Champions League.

A volere essere realisti, le possibilità sono minime: e paradossalmente, sempre con percentuali simili ai voti di certi partitini alle elezioni, sono forse un filo più ampie guardando all'Inter piuttosto che all'Atalanta. Oggi c'è una gara a cui volgere attenzione, ed è Sampdoria-Empoli: toscani che devono salire, proprio come il Diavolo, su tutti gli ultimi tre vagoni del campionato se vogliono ancora sperare di rimanere in Serie A. E l'ultimo vagone è quello di San Siro, con l'Inter, attesa prima dalla trasferta di Napoli. Dando per scontato il successo nerazzurro sul retrocesso Chievo, si tratterebbe di un solo punto per i dirimpettai in queste due partite a fronte di un bottino pieno milanista contro Frosinone e Spal. Teoria molto debole, ma non quanto un bottino inferiore ai quattro punti dell'Atalanta contro Juventus e Sassuolo. La barzelletta del posticipo alle 20.30 del match allo Stadium tra bianconeri e bergamaschi per questioni festaiole fa già capire il tono della serata, e non ci addentriamo in pericolose dietrologie. I Gasp boys saranno pure reduci dalla finale di Coppa Italia, ma – felici o scornati – non dovranno vedersela con la cara, vecchia, feroce, superiorissima Juve campione, peraltro già arata proprio in Coppa. Con un pari è festa per tutti, dai, a meno di pensare a un clamoroso, incredibile suicidio all'ultima con un Sassuolo già in vacanza. Insomma, sperare si spera, quasi sicuramente si morirà in quella maniera là del proverbio, ma l'importante è una cosa, ora: che comunque vada, si stia già lavorando ora, subito sia a un piano A e a un B (lo snodo è ovviamente quello economico determinato dal destino Champions) per quanto riguarda la ricostruzione di una rosa che va profondamente cambiata. E soprattutto alla scelta oculata, pensata, condivisa da tutte le anime della società del responsabile tecnico che sarà chiamato al complicatissimo compito di dare la spinta che butti fuori il Diavolo da questo interminabile tunnel, o perlomeno consenta di vedere la classica luce in fondo ad esso. Se si lavora così, in questa direzione, meglio si digerirà l'indigeribile, ennesimo anno da spettatori della “nostra” Coppa. Perché è verissimo che con Liverpool, Ajax, Tottenham ci si è divertiti un sacco: ma la piega storta delle labbra in fondo al sorriso c'è sempre, eccome.

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