Dopo oltre tre mesi e qualcosa come 161 nomi citati dai media ufficiali come obiettivi veri, verosimili, pensati, attenzionati, studiati dall’A.C. Milan in detto periodo (controllate la lista pubblicata su Twitter da @notrealsebaros, e fatevi due risate), lo stucchevole, pletorico mercato delle pedate si è concluso e si può finalmente riprovare a porre l’attenzione sul campo, su giocatori e allenatore, sul Milan che deve dare assolutamente un seguito alla faticata vittoria rompighiaccio col Brescia. Il ragionamento parte dal presupposto di quei 6 dei 161 (percentuale meno del 4%, se interessa) che sul serio sono venuti a fare parte della banda rossonera, e specialmente parte dall’ultimo arrivato, Ante Rebic. Genericamente, un giocatore d’attacco, che di base ha coperto tutti i ruoli di reparto in carriera, ma che all’Eintracht e nella Nazionale croata finalista in Russia si è affermato come attaccante esterno, addirittura buono anche per il lato di una linea di mediana coperta da una difesa a 4, esattamente come visto ai Mondiali. Rebic può anche agire da seconda punta e addirittura ha esperienze da attaccante centrale; ma il suo ruolo naturale è quello dell’ala con licenza di accentrarsi - così ha segnato i gol più belli in Bundesliga -, e dunque indiziato per un incastro in un 4-3-3. Il fatidico 2 settembre non ha consegnato il maledetto trequartista a Giampaolo, che, considerando i dubbi che mantiene sull’impiego di Paquetà da numero 10, ha definitivamente una squadra con cui intraprendere con altri interpreti (soprattutto a centrocampo) e altra filosofia, il cammino lasciato interrotto da Gattuso. Una virata di bordo dettata dalla logica sugli elementi a disposizione e dalla necessità di non perdere per strada gente troppo importante per essere persa, come Piatek, tornato finalmente a ridare segni di vita sabato scorso in una situazione a lui congeniale (unico attaccante d’area, Paquetà alle spalle, Suso al lato). Da oggi, 3 settembre, la missione principale di Giampaolo e il suo team è quella di trovare la migliore formula con quelli che da qui in poi vedrà a Milanello tutti i giorni: Rebic, se ha voglia e fortuna, potrebbe essere l’uomo che manca al Milan provando a svolgere un doppio compito, quello che in buona sostanza ha coperto Castillejo sabato scorso svariando dalla fascia al centro, posizionandosi tra le linee, facendo il trequartista insomma e consentendo a Giampaolo di variare le posizioni del tridente davanti a seconda della situazione o degli avversari. Importante, oltre che il lato tecnico, anche l’atteggiamento di Rebic in campo e fuori: Boban ha lamentato, facendo autocritica, il mancato arrivo di un leader, di un uomo di esperienza anche e sopratutto in spogliatoio; il nuovo croato non è certo un carismatico, ma ha un carattere forte, deciso, trascina, uno da battaglia, insomma, anche se sempre a rischio cartellini. Speriamo abbia pazienza, che voglia lasciare subito il segno: in attesa che Giampaolo trovi presto la soluzione al rebus Rebic e a una serie di altri interrogativi che agitano la fine estate del Milan 2.0 dell’era Elliott.
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