La Juventus è soltanto forte, e per questo è fuori dalla Champions

Controsensi a bizzeffe in questa stagione, la ciliegia Cristiano Ronaldo serve solo se c'è torta

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La Juve è forte, ma esce male dalla Champions League 2019. Sembra un controsenso, ma è la reale sintesi di una stagione che di controsensi ne ha presentati a bizzeffe. Il passaggio chiave è che la Juve è forte in testa, al punto da mostrare i muscoli nel momento più critico: Andrea Agnelli fa come al Santiago Bernabeu e si presenta ai microfoni per segnare a porta vuota il concetto del "non un passo indietro". Anzi va oltre: annuncia e conferma la permanenza di Massimiliano Allegri, forti entrambi di un'intenzione comune dichiarata reciprocamente all'antivigilia della partita dell'eliminazione. Anche questo, postumo, sembra un controsenso. Eppure allo stesso tempo è il messaggio di forza che il club - con annessi complimenti e resa da degni avversarsi nei confronti dell'Ajax - ha scelto di consegnare in pasto all'opinione pubblica come risposta ai dubbi, ai punti interrogativi, alle critiche, alle speculazioni (anche borsistiche?), ai perché e alle spiegazioni che non si possono dare.

Tra controsensi, spiegazioni plausibili, cacce varie ai colpevoli, ovvero al colpevole Allegri poiché è compreso nel prezzo dell'ingaggio (a proposito: se Allegri prosegue davvero in bianconero, andrà a fissare un nuovo contratto con base di trattativa a 9 milioni di euro netti a stagione), ecco che voltare pagina diventa razionalmente più complesso del solito. E non solo per il fattore Ronaldo, scientemente sopravvalutato da tifosi e critica come se il Real Madrid non avesse un impianto, un sistema, una serie di piedi di velluto nonché lo studio sistematico dell'esaltazione delle doti del campionissimo. Anzi, CR7 diventa secondario nel percorso tecnico della stagione in cui sei oggettivamente forte in campionato ma non sei oggettivamente forte in Europa se è vero che 4 sconfitte in 10 gare ufficiali sono un ruolino finale che non è un biglietto da visita per un'eventuale candidatura da favorita e neppure da controfavorita.

Nei controsensi c'è quella Juve forte sulla quale ha virato in maniera chiara e tecnicamente rinunciataria Allegri, che ha anche improvvisamente smesso di utilizzare la tecnica in ogni discorso, in ogni risposta, in ogni frangente. E anche in campo. Da ottobre in poi la Juventus ha smesso di cercare di creare una squadra a supporto di Ronaldo. Oggi sembra una colpa, ma è da catalogare tra le scelte: la Juve è forte e allora punto sulla forza, tant'è che anche nel ritorno con l'Ajax la squadra è rimasta in partita finché hanno retto i duelli individuali Alex Sandro (ormai un calciatore di forza) e soprattutto Matuidi e Emre Can congiuntamente.

La ciliegia sulla torta - per tornare a Cristiano Ronaldo - serve quando c'è la torta. Diversamente è solo una ciliegia come altre: ne abbiamo gustate 5 in 3 partite, ma del dolce neanche l'ombra. I complimenti all'Ajax sono sacrosanti e apprezzati, ma dei complimenti il mondo che fa da motore all'azienda Juventus non se ne fa nulla. In azienda, oltre che capire il giusto management per la squadra per restare costantemente nelle dieci migliori al mondo, tocca capire anche perché ai massimi livelli non puoi mai perdere (che è il concetto più sportivo che esista) con la formazione migliore, quella che hai studiato dall'estate settimana dopo settimana. Tocca consolarci e ritrovarci. Ci si fa da traino a vicenda, tifosi e società, e ripartire non sarà facile anche se il calcio contiene il controsenso dei controsensi: sentirsi più juventini di prima quando fa mattina.