OGGI CON BORZILLO

L'Inter a due facce e un sorriso amaro  

Adesso Conte si preoccupa per la panchina corta

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Peccato. Davvero peccato. Era una grande occasione, visto l’esito della partita pomeridiana di Lecce, era l’occasione di contro sorpassare la Juventus mettendo pressione sui bianconeri e tornando a comandare la classifica. Ecco, proprio per questo forse mi aspettavo una partenza a razzo, avrei pensato di assistere ad una specie di assedio a Forte Apache, coi miei ad arare l’erba per chiudere presto e bene la gara.

Invece, dopo un timido avvio, entra in scena l’Inter che non ti aspetti; o, meglio, quella che non vorresti mai vedere. In vantaggio grazie ad un tiro di Candreva deviato non so quante volte, i nerazzurri si rilassano, stile Reggio Emilia, concedendo al Parma prima di pareggiare, errore di Brozo che apre un’autostrada a Karamoh, uscito nella ripresa tra gli applausi del pubblico, poi di andare in vantaggio, tentativo d’anticipo a vuoto che nemmeno noi il sabato mattina tra amici immediatamente punito da Gervinho. E Parma ordinatissimo, pronto al sacrificio, a difendere in trenta metri tutti dietro la linea della palla con l’Inter a cozzare contro il muro ducale. L’intervallo è un toccasana per Lukaku e compagni; davvero, Inter troppo brutta per essere vera e, personalmente, faccio fatica a pensare alla stanchezza post Borussia. Per me, parere opinabile ma è ciò che credo, si è trattato di un problema di atteggiamento mentale, quasi come se i tre punti sarebbero dovuti piovere dal cielo per grazia ricevuta. La controprova? Il secondo tempo giocato dagli uomini di Antonio Conte.

Già, perché in tutto questo non ci siamo dimenticati di una ripresa che l’Inter domina, stra domina, pareggia dopodiché sfiora il vantaggio in almeno altre cinque circostanze, sbagliando sempre l’ultima stoccata. Mentre il Parma sparisce completamente, rifugiandosi nella propria area e superando la metà campo tre o quattro volte, senza mai impensierire Handanovic. E per mai intendo mai. Poi certo, giocare ogni tre giorni non è salutare, soprattutto se le seconde linee invece di mettersi in mostra pasticciano spesso e malvolentieri. Ma, come ha ricordato Conte, l’Inter è in Champions e deve onorare la manifestazione, panchina corta o meno; e vorrei pure vedere, mi viene da aggiungere.

Tralascio la direzione arbitrale, è poco elegante tirare in ballo dei fischi sbagliati ed altri mai arrivati, non si sa bene il perché. Urgono rinforzi in mezzo al campo, dove Barella non può cantare e portare la croce soprattutto quando Brozovic stecca la serata. Comunque questo punto, a denti stretti, me lo prendo e me lo tengo, visto come si era messa la partita. Ora si rigioca, tempo tre giorni; a Brescia sarà di nuovo battaglia.

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