Sine ira et studio, dichiarava Tacito negli Annales, intenzionato ad esporre i fatti storici con assoluta imparzialità e obiettività. Complesso, capirete bene, quando si parla di nazismo, anche se si tratta “solo” di sport. Ma come sempre accade, lo sport è metafora e specchio formidabile della cultura di un luogo, di un periodo, di un governo. Nella vulgata della propaganda nazionalsocialista lo sport era essenzialmente questo: conservazione, perfezionamento ed esaltazione della forma fisica – di più, strumento per dimostrare ed esaltare la superiorità della razza ariana germanica. Da una parte l’obiettivo era modellare il corpo femminile per renderlo idoneo a procreare le future generazioni di perfetti tedeschi, utili per far prosperare il Reich millenario profetizzato da Hitler; dall’altra si doveva garantire il dominio delle virtù della forza, della virilità e del cameratismo tra gli uomini destinati a costruire quell’impero sui campi di battaglia (una volta stabilita la superiorità su questi, quella sp
Una preparazione alla guerra
L'aberrante concezione sportiva del nazismo
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