CONTRASTI

Uefa e Fifa, non ci sono poteri buoni

Le anime belle non sono credibili

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Ormai lo sappiamo, sono bastate quarantotto ore a a derubricare la maggiore rivoluzione calcistica a più fragoroso fallimento manageriale dello sport professionistico. Le dichiarazioni imbarazzate rilasciate a Reuters da parte di Andrea Agnelli hanno posto la pietra tombale su un aborto ancora embrionale, mentre Florentino Perez accantonava in radio i toni trionfalistici per passare a quelli vittimisti: «Ci hanno voluto uccidere, come se avessimo tirato una bomba atomica. In vita mia non avevo mai visto tanta aggressività». Quindi mezze frasi sullo “stop ma non la fine” del progetto, e su possibili penali che tuttavia per ora non verranno esercitate. Insomma, al di là dei sofismi, è “vittoria”. Ai rintocchi delle campane a morto hanno risposto quelle dei giorni di festa. Hanno perso i cattivi, i secessionisti, quelli che volevano distruggere questo sport, eliminare la meritocrazia, sottrarre ai tifosi la loro gioia.

Ma chi ha vinto? La domanda è banale, la risposta però non è scontata. Nelle storie che ci raccontano vincono sempre i buoni, e forse ci illudiamo sia successo anche qui. Vincono i tifosi del Chelsea, assiepati per le strade a protestare con i fumogeni blues. Vincono i tifosi dell’Arsenal, a cui i Gunners hanno addirittura chiesto scusa versando lacrime di coccodrillo. Vincono i giocatori del Liverpool, uniti nella prima protesta a reti social unificate.

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