Stefano Cerioni diventerà il Mancini della scherma?

Un parallelo tra i CT del fioretto e del calcio

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Non sappiamo se finirà nello stesso modo trionfale di Wembley. E ci sarà da aspettare ancora a lungo per saperlo davvero. Ma esiste già un parallelo quasi stupefacente tra il progetto della nazionale di calcio che affidò a Roberto Mancini il dopo-(s)Ventura e il più recente passo della Federazione Italiana Scherma che ha (ri)consegnato a Stefano Cerioni le chiavi del fioretto azzurro verso Parigi 2024. Coetanei (classe 1964, con una manciata di mesi di giovinezza in più a favore del Mancio), concittadini jesini (anche se il passaporto di Cerioni dice: nato a Madrid), simboli eleganti e irripetibili loro stessi dello sport made in Italy anni Ottanta-Novanta. Geniali e, paradossalmente, al tempo stesso ruvidi in campo e in pedana. Il ciuffo piacione dell’uno, il baffo romantico dell’altro: belli ancora, di quella bellezza che nella maturità si arricchisce di sicurezza, carisma, autoconsapevolezza.

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