Sinner, buona la prima ma è solo l'inizio

Record di precocità: sia il punto di partenza

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Finalmente Jannik Sinner. A onor del vero, l’avverbio di tempo non è certo un grido liberatorio, non si tratta sicuramente di una gioia a troppo rimandata. Tutt’altro. Il tennista altoatesino continua a macinare record di precocità del tennis nostrano – talvolta anche di quello internazionale – e con il trionfo nel torneo ATP 250 di Sofia, Bulgaria, diventa il più giovane italiano ad aver vinto un torneo del circuito professionistico.

È un avverbio che celebra piuttosto la voglia di tutti gli appassionati di veder sollevare quelle braccia al cielo. Ci siamo abituati ormai da un anno, da quella vittoria dal sapore di predestinato conquistata al torneo NextGen di Milano (che ospita il migliori prospetti del tennis mondiale), all’idea di avere un cavallo di razza nel gotha del tennis mondiale.

Eppure, troppo spesso abbiamo lodato talenti che non sono mai sbocciati, quasi più nell’illusione di poterci iscrivere nuovamente nella mappa mondiale tennis che nella reale convinzione di ritenerli all’altezza del compito. Fabio Fognini doveva e poteva essere il nostro asso da calare nel circuito, ma un carattere fumantino ha troppo spesso imbrigliato il talento purissimo che, ahinoi, si è espresso in forma compiuta solo oltre i 30 anni (e che ora, complici infortuni molto seri, sembra difficile rivedere a quei livelli).

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