L'urlo della provincia in un calcio a misura d'uomo
Se la vostra idea di presidentissimo corrisponde a mitologiche figure del calibro di Berlusconi, Moratti o Agnelli, forse non avete ben chiaro il vero significato del termine. Questi certamente hanno avuto un legame con il territorio, e poi hanno scritto la storia dei propri club, tuttavia hanno ben poco di ”spontaneo” e “provinciale”, tanto da appartenere ad altri mondi, più vicini al panorama finanziario che a quel sentimentalismo eccentrico e senza restrizioni tipico della provincia italiana.
Questo rimanda invece ad una diversa categoria comportamentale e sociale, che colloca i vecchi patròn nell’immaginario collettivo come vere e proprie icone di un calcio non ancora “sistema economico”, ma che da lì a poco lo diventerà. Sono diverse le piazze che hanno dato e ricevuto molto dai loro presidenti. Se per alcuni vi è un ricordo relegato ad almanacchi e libri societari impolverati e dimenticati, altri sono entrati di diritto nel jet set sportivo e folkloristico della scena calcistica, divenendo icone intramontabili di un calcio soppiantato da sponsor, finanza e pay tv. Romeo Anconetani è senza dubbio uno di questi.