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Psicopatologia del tifo

L'ultima grande narrazione collettiva rimasta

30 Mar 2021 - 08:02

Prendete due gruppi di tifosi, di Chelsea e Manchester United, che abbiano tifato la propria squadra per una media di 15 anni avendola vista giocare almeno 25 volte. Ficcateli dentro uno scanner per la risonanza magnetica cerebrale e mostrate loro un video con le azioni salienti delle partite tra blu e rossi. Chissà cosa deve esser passato nella testa di un’equipe dell’Università di York, forse la noia, i fondi a pioggia o la pioggia inglese – quella vera – che impediva a Timothy Andrews e ai suoi di uscire all’aria aperta.

Fatto sta che questo esperimento sociale è stato condotto davvero, con l’obiettivo di capire quali aree del cervello, e come, fossero interessate nel processo del tifo. Roba cervellotica, da scienziati che non vanno neppure al bagno senza che la Scienza abbia spiegato loro perché è necessario farlo. Comunque dallo studio è venuta fuori una cosa interessante: mentre le regioni cerebrali deputate alla visione si comportavano nello stesso modo (i due gruppi vedevano le stesse azioni), le aree riservate alle funzioni cognitive reagivano in maniera assai diversa.

Per dirla in termini pseudo-filosofici anziché neurologici: non esistono fatti ma solo interpretazioni. I due gruppi guardavano e riconoscevano la stessa partita, ma al momento di un contatto dubbio vedevano due cose diverse: gli uni erano sicuri del rigore, gli altri della simulazione.

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