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L'Impero Britannico forgiato nello sport

444 milioni di sudditi uniti da football, rugby e cricket

28 Mar 2021 - 08:40

Nel 1870, intervenendo nella lezione inaugurale come Slade Professor a Oxford, John Ruskin parlava così dell’espansione coloniale inglese nel mondo: «Si apre in verità innanzi a noi un sentiero di gloria benefica, quale mai fu offerto sinora a qualsiasi umile gruppo di mortali creature. Ma deve trattarsi, si tratta ora per noi di “Regnare o morire”….e questo [l’Inghilterra] deve fare, o perire: deve fondare colonie quanto più rapidamente può e nei luoghi più lontani, formate dai suoi uomini più energici e più degni; afferrando ogni pezzo di terra fertile lasciata incolta su cui può posare il piede.»

Ventisette anni dopo, la regina imperatrice Vittoria governava sul più vasto impero nella storia dell’uomo. L’Impero britannico, alle soglie del XX secolo, si estendeva su oltre un quarto della superficie terrestre. Era tre volte l’impero francese, dieci volte quello tedesco. Come scrisse la “St James’s Gazette” nel 1897, la regina dominava di fatto su “un continente, un centinaio di penisole, cinquecento promontori, un migliaio di laghi, duemila fiumi, diecimila isole”.

Tuttavia la percezione diffusa sul finire dell’Ottocento era quella di un impero destinato, come tutte le grandi potenze nella storia umana, a finire in maniera più o meno violenta. Lo scriveva già Matthew Arnold sul finire del XX secolo, quando descrisse la Gran Bretagna come

«Lo stanco Titano, che, l’orecchio
Sordo, la fatica che appanna lo sguardo…vacilla ormai verso la meta;
e sulle spalle immense
Degne d’Atlante, regge
Il peso,
L’impossibile peso
Del troppo vasto orbe del suo fato.»

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