Le due facce di Daniel Passarella

Chi meglio di Luciano Wernicke per mostrarle?

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Le trame tattiche del calcio di oggi non contemplano la presenza del libero, un tempo imprescindibile baluardo degli assetti difensivi, poi sacrificato sull’altare dell’ossessione per il fuorigioco. L’anno che pare averne segnato la definitiva estinzione è stato il 2000, con le ultime interpretazioni del francese Laurent Blanc e del teutonico Lothar Matthäus, entrambi con trascorsi italiani. Lontanissime le sue origini che si collocano addirittura negli anni ’30, ma non in Inghilterra, come si potrebbe pensare.

La figura del libero fa infatti la sua prima apparizione in Svizzera, Paese che annovera molti pionieri del football e su cui una deliziosa letteratura sportiva si è meritoriamente soffermata. Non sarà stato un caso che il libero, grazie agli studi e alle riflessioni dei tecnici elvetici, abbia visto la luce proprio lì, in una terra in cui disciplina e puntualità sono da sempre elementi fondanti. D’altronde il gioco a cui era chiamato il perno delle difese di una volta poggiava sui presupposti del rigorismo organizzativo e della precisa (e tempestiva) lettura dello sviluppo dell’azione avversaria.

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