Compie 25 anni una riforma che ha stravolto il calcio europeo.
Fine 1995. Anche i calciatori hanno un’anima, ora è ufficiale. Oltre all’anima hanno perfino un potere decisionale su se stessi e sul proprio destino, o almeno così si dice. Possono stabilire se restare dove sono o trovarsi una squadra in cui giocare a condizioni più vantaggiose (o meno pesanti). Cosa volere di più? Tutto questo è reso possibile da una delibera che ha fatto storia (e giurisprudenza) nel mondo del calcio. È la celeberrima sentenza Bosman. Il 15 dicembre di 25 anni fa la Corte di Giustizia delle Comunità Europee accoglie le istanze del calciatore belga Jean-Marc Bosman.
Dandogli ragione, la Corte stabilisce un principio destinato a modificare per sempre il rapporto fra un giocatore e la società di appartenenza. Una vicenda della quale spesso si parla ma di cui in pochi casi viene approfondita l’importanza. Una storia da ripercorrere e da capire per l’ampiezza delle conseguenze. Ma anche uno spaccato personale dal sapore molto più amaro che dolce.