John Milius e l'altra faccia del sogno americano

C'è chi non ha mai smesso di surfare

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Le scene iconiche sono la colonna portante della storia del cinema. Una serie di inquadrature rimaste per sempre impresse nella memoria e nel cuore di coloro che si sono abbandonati di fronte alla pellicola, concedendosi alla sua travolgente passione senza opporre resistenza.

Ritagliarsi uno spazio nell’Olimpo cinematografico delle immagini sacre è un privilegio esclusivo. Un vanto di cui possono fregiarsi le sequenze che ritraggono le gesta del tenente colonnello William Kilgore e dei suoi uomini sul campo di battaglia in Vietnam, nel film di Francis Ford Coppola “Apocalypse now”.

Per dimostrare il primato dell’esercito americano, l’ufficiale ordina ai soldati radunati attorno a lui di surfare sul delta del fiume Mekong durante l’operazione che si sarebbe svolta all’indomani, pronunciando con veemenza la celebre frase «Charlie don’t surf!». Un gioco di parole in gergo militare: Charlie sta per Victor Charlie, ossia Viet Cong. Bombe al napalm piovono quindi sulla striscia di giungla, mentre i nipotini dello Zio Sam si esibiscono in acrobazie sulla cresta dell’onda. «It smells like victory» dice soddisfatto Kilgore. Uno scenario al limite del reale partorito dall’immaginazione di John Milius al quale venne affidata la sceneggiatura del colossal, scritta a quattro mani con Coppola. L’uscita del film nelle sale avvenne nel 1979.

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