Il fair play finanziario ha fatto acqua da tutte le parti

Da uno scopo nobile, dei risultati dannosi

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Il Fair Play Finanziario va in soffitta dopo aver “festeggiato” i dieci anni di attività. Questo il concetto emerso dalle parole di Andrea Traverso, direttore della ricerca e stabilità finanziaria dell’Uefa, durante un incontro tra UEFA e funzionari dell’Ue. «Il Covid 19 ha generato una crisi dei ricavi e ha avuto un grande impatto sulla liquidità dei club. Questa è una crisi molto diversa da qualsiasi altra cosa abbiamo affrontato prima. In una situazione del genere, ovviamente, i club stanno lottando ma hanno difficoltà a rispettare i loro obblighi».

Insomma, il coronavirus ha dato una mazzata definitiva ad un sistema di controllo che, nel tempo, si era rivelato deficitario. Il FFP (Financial Fair Play) fu introdotto nel 2011 per volere di Platini, ex presidente Uefa, con lo scopo di regolamentare i trasferimenti e i conti finanziari delle società. Erano quelli gli anni in cui, dopo l’arrivo dei magnati russi e dei petrodollari arabi, le cifre del calciomercato si erano gonfiate enormemente (l’operazione più imponente comunque l’aveva condotta il Real Madrid, prelevando dal Manchester United Cristiano Ronaldo per 94 milioni di euro, una cifra spropositata per l’epoca).

 

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