Galles, il fuoco dei Dragoni

Una nazionale che rappresenta lo spirito di un popolo.

  • A
  • A
  • A

Solitamente, tra le vie del centro di Bordeaux, si sorseggiano pregiate varietà di vino rosso. Dai moli sulla Garonna alle viuzze del centro la vita è frizzante, ma composta. Eppure, il secondo weekend del giugno 2016, una fiumana di nerboruti uomini celtici aveva imposto le proprie regole in Nuova Aquitania. Maglie rosse di rappresentanza, boccali di birra in grandi quantità, stendardi con enormi draghi su campi bianco-verdi. Un solo coro, coinvolgente e abbacinante:

«Don’t take me home,

Please don’t take home,

I don’t wanna go to work.

I wanna stay here,

Drinkin’ another beer,

Please don’t,

Please don’t take me home!»

In quel giugno 2016, la nazionale gallese era sbarcata non solo in Francia per la quindicesima edizione della massima competizione continentale. Era tornata finalmente nel grande calcio. Un’astinenza lunga quasi sessant’anni, quando in Svezia la selezione gallese dell’attaccante juventino John Charles arrivò fino ai quarti di finale. Il cammino si interruppe a favore della Selecāo che avrebbe poi vinto quell’edizione, in una partita consegnata agli annali. Il gol decisivo era stato segnato da un ragazzino con il numero 10: il primo in nazionale per Edson Arantes do Nascimento, meglio noto come Pelé.

Commenta Disclaimer

I vostri messaggi 0 comments