Demiurgo (a sue spese) dello sport nell'URSS
Boris Arkadiev nasce il 21 settembre 1899 a Pietroburgo, in quello che è ancora l’Impero zarista, e dopo la rivoluzione si trasferisce a Mosca. Tira di scherma (come il suo gemello, futuro maestro della disciplina) e gioca a calcio sino a quando, conclusa la carriera agonistica nel ’36, diviene tecnico del Metallurg. Si racconta sia un uomo colto, dai modi gentili e lontano dal conformismo imperante nell’URSS stalinista. Nel 1940 compie il salto di qualità: diventa allenatore della Dinamo Mosca, una delle principali squadre del Paese, nonché la formazione del Ministero dell’interno – e degli onnipotenti servizi segreti – diretto dal terribile Lavrentij Beria.
Tre anni prima, però, l’arretrato e isolato panorama calcistico locale è stato scosso dal passaggio in terra sovietica di una rappresentativa basca, lì per una serie di amichevoli, e l’episodio può rappresentare il primo momento in cui gli eventi storici incontrano e determinano direttamente il percorso del nostro uomo. I baschi infatti non sono in tournée per fini esclusivamente legati al gioco, bensì stanno girando il mondo per diffondere la causa della Repubblica spagnola nel bel mezzo della guerra civile.
Il classico schieramento 2-3-5 è ancora in vigore nel calcio sovietico; viene posto a confronto con la moderna tattica del sistema – il WM – adottato dai baschi e mostra così tutta la sua obsolescenza. L’evento apre un dibattito fra chi assiste agli incontri e in generale fra gli addetti ai lavori. Accade talvolta nel calcio che una realtà arretrata, se entra in contatto con le nozioni e le tattiche più in voga del periodo, riesca ad assumere le novità non in modo acritico, ma facendo loro compiere un balzo in avanti.
In breve, si salta una fase. È ciò che è successo in Olanda con il calcio totale o in Italia con l’esperienza di Sacchi – ed è ciò che, nella sfera economica e sociale di un paese, Lev Trotsky definisce sviluppo diseguale e combinato. Questo balzo si produce anche nel calcio sovietico dell’epoca, e il principale artefice è Boris Arkadiev.
“I nostri giocatori lavoravano per andare oltre uno schematico WM, per instillare l’anima russa nell’invenzione inglese, e per aggiungervi la nostra insofferenza al dogma”.