L’epilogo è la parte migliore della vicenda, per fortuna. Si è corso, velocemente, per evitare un’indegna figura allo sport italiano, ossia quella di andare a Tokyo senza la possibilità di essere rappresentati sotto il tricolore. Si è corso, velocemente, per ridefinire i confini politici senza che ci fossero invasioni di campo. Lungo l’asse destra-sinistra tutti a gridare, ora. Ognuno che teneva a ricordare quanto un’onta del genere sarebbe stata ricordata per sempre, ora. Eppure di tempo per mettere mano a una riforma nata male e dalle conseguenze disastrose ce n’è stato a sufficienza.
Il CIO di Losanna dal 2018, anno in cui la riforma è stata varata dal governo Conte I – quando il giallo e il verde erano colori estremamente alla moda – chiedeva che si applicassero delle modifiche. Due, per la precisione: i finanziamenti governativi da destinare al Coni e la sua indipendenza totale. E fortunatamente sono arrivate, allo scadere del Conte bis, soltanto poco prima che il premier si recasse al Colle per presentare le dimissioni, nel peggior stile italiano.
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