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ALPINISMO

Nanga Parbat... made in Valle d'Aosta: François Cazzanelli, Marco Camandona e compagni in vetta!

Dopo il successo sulla "Montagna Nuda" e qualche giorno di riposo, il team valdostano punta a Broad Peak e K2

di Stefano Gatti
08 Lug 2022 - 11:23
 © Top1Communication

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“Il nostro pensiero è rivolto a tutte le famiglie delle vittime coinvolte nell’incidente sulla Marmolada”. Informati al loro rientro al campo base del Nanga Parbat (dopo averne raggiunto la vetta) di quanto accaduto sulle Alpi, François Cazzanelli, Marco Camandona ed i loro compagni di cordata hanno manifestato solidarietà alle vittime della tragedia (ed ai loro congiunti), avvenuta praticamente nelle stesse ore in cui i sei componenti della spedizione di Guide Alpine della Valle d'Aosta mettevano a segno una significativa realizzazione ed in particolare una straordinaria performance "in velocità" di Cazzanelli sulla nona montagna (in ordine d'altezza) del nostro pianeta.

Domenica 3 luglio 2022 alle cinque del mattino ora locale (le due di notte in Italia) la cordata valdostana formata da Marco Camandona, Roger Bovard, Emrik Favre, Jerome Perruquet e Pietro Picco è partita per l’ascesa del Nanga Parbat, la nona montagna della Terra con gli 8126 metri della sua vetta, unico "ottomila" del Kashmir. Il capospedizione Camandona ha raggiunto il punto sommitale del gigante pakistano di roccia e ghiaccio alle dieci e trenta (ora di Islamabad) di lunedì 4 luglio, firmando così il suo undicesimo “ottomila”, imitato dagli altri componenti del gruppo, in vetta nell’arco della mattinata seguendo l'itinerario della Via Kinshofer, la "normale" del Nanga Parbat sulla parete Diamir, vale a dire sul versante nord della montagna che in queste settimane è... stretta d'assedio da diverse spedizioni e da alcuni tra i migliori climbers al mondo.

© François Cazzanelli

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Di una performance a parte è stato invece protagonista il sesto componente della spedizione composta da Guide Alpine ed Aspiranti Guide (Perruquet) della Valle d’Aosta, vale a dire François Cazzanelli. Partito dal Campo Base più tardi rispetto al resto del gruppo (alle ore 11.30), il fuoriclasse di Cervinia ha impiegato venti ore e venti minuti per raggiungere la vetta del Nanga, riposando solo quattro ore al Campo 3. Cazzanelli e Perruquet si sono trovati sul punto più alto della montagna alle sette e 50 minuti, precedendo quindi il resto del gruppo.

© François Cazzanelli

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Non è la prima volta che François si rende protagonista di exploits di questo genere: il precedente più illustre (non l'unico, c'è anche quello sull'Ama Dablam) è quello di fine settembre 2019 sul Manaslu, ottava montagna della Terra: diciassette ore e 43 minuti per andare dal campo base agli 8163 metri della vetta e rientrare ai piedi della montagna (3280 m di dislivello).

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Gli alpinisti hanno adottato una strategia di salita “summit push”, decidendo di non pernottare nei campi intermedi: partendo dal CB a quota 4200 metri, riposando qualche ora al C3 (posto a 6850 metri di quota), per poi proseguire sino in vetta, ovviamente senza l’ausilio di ossigeno supplementare. La via era stata attrezzata dagli sherpa solo sino al C3, pertanto da quel punto hanno dovuto muoversi su un terreno d’alta quota non “addomesticato”.

© François Cazzanelli

© François Cazzanelli

Al gruppo di alpinisti valdostani si è aggregato il peruviano Cesar Rosales Chinchay, giunto in vetta insieme a Cazzanelli e Perruquet. Solo Cazzanelli ed il collega sudamericano Rosales hanno fatto rientro al CB in giornata. Perruquet e gli altri componenti della spedizione hanno preferito passare la notte al C3 e rientrare la mattina successiva al campo base del Nanga Parbat, uno dei cinque "ottomila" del Pakistan e l'unico ad appartenere alla catena dell'Himalaya (ma molto distante da quelli nepalesi e cinesi): gli altri si trovano nel Karakaorum (separato dall'Himalaya dal corso del fiume Indo) e sono - in ordine di altezza - K2 (seguito dal Nanga stesso), Gasherbrum I, Broad Peak e Gasherbrum II. 

© Top1Communication

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L’ascesa delle Guide Alpine valdostane segue di pochi giorni l’apertura della nuova via (poi battezzata Aosta Valley Express), una variante della Via Kinshofer nel suo tratto iniziale (all'altezza dello Sperone Mummery) sul versante Diamir dello stesso Nanga Parbat, firmata da Pietro Picco e Cazzanelli durante una delle salite preparatorie al summit push di lunedì scorso. Peraltro nel settore al centro della parete teatro dell'incidente costato la vita - nel febbraio di tre anni fa - a Daniele Nardi e Tom Ballard (i cui corpi non sono mai stati recuperati) proprio sul Mummery Spur, intitolato all'alpinista inglese del XIX Secolo Albert Frederick Mummery, il primo esploratore occidentale del Nanga Parbat, ugualmente scomparso sulla montagna.

© François Cazzanelli

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Completata con il pieno successo sul Nanga la prima parte della spedizione, i sei alpinisti italiani stanno attualmente recuperando le forze e studiando il meteo in vista del prosieguo del programma, che prevede tentativi di vetta a due degli altri quattro“ottomila” del Pakistan: il Broad Peak (8047metri, dodicesima vetta dellaTerra) e soprattutto il K2, con i suoi 8611 metri secondo solo all’Everest, che è poi l'obiettivo finale (e per nulla nascosto!) della spedizione stessa, che non a caso porta il nome di “The way for the K2… la montagna impossibile” e si avvale del patrocino e del sostegno di Regione Autonoma Valle d’Aosta, UVGAM, AVMS e ad AROL, oltre che del contributo degli sponsors dei singoli alpinisti che formano il fortissimo gruppo in azione sugli "ottomila" pakistani di Himalaya e Karakorum.

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