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ATLETICA

Lingua vince il suo 18esimo titolo italiano nel martello a 46 anni e rilancia le sue ambizioni per il futuro

Intervista esclusiva al lanciatore piemontese che ha festeggiato quest'anno i suoi 30 anni di attività agonistica continuando ad essere il miglior italiano della specialità

di Redazione Sprintnews
30 Giu 2024 - 13:31
 © Grana/Fidal

© Grana/Fidal

Marco Lingua ha vinto ieri a La Spezia, nel corso dei campionati nazionali assoluti, il suo diciottesimo titolo italiano nel lancio del martello con la misura di 69.66 metri, superando proprio all'ultimo lancio di pochi centimetri Giorgio Olivieri atleta di 23 anni che ha esattamente la metà dei suoi 46 anni, e scrivendo quindi una nuova pagina nella storia dell'atletica italiana perché mai nessuno aveva conquistato una maglia tricolore a questa età.

Nato a Chivasso il 4 giugno 1978, festeggia in questa stagione 30 anni di attività agonistica, avendo iniziato da allievo a 16 anni nel 1994, durante i quali è sempre stato ai vertici nazionali e ha ottenuto molte soddisfazioni, oltre gli svariati titoli italiani, quali su tutte 2 partecipazioni olimpiche a Pechino 2008 e Rio 2016, 2 mondiali a Pechino 2015 e Londra 2017, e 4 europee a Goteborg 2006, Helsinki 2012, Amsterdam 2016 e Berlino 2018.

Personaggio estremamente eclettico, appassionato di altre discipline legate al mondo della forza pura, che l'hanno portato anche a record mondiali di sollevamento pesi nonché a partecipazioni in alcune trasmissioni televisive, dalla fine del 2014 non è più un atleta professionista, in quanto è uscito dal Gruppo Sportivo delle Fiamme Gialle per cui era tesserato e da cui di fatto percepiva uno stipendio per la sua attività sportiva, continuando peraltro a lavorare nella Guardia di Finanza e ritagliandosi lo spazio per i suoi allenamenti nel tempo libero, spesso anche chiedendo turni di notte per fare la sua attività sportiva di giorno.

Nel momento migliore di sempre nella storia dell'atletica italiana è giusto ricordare come, ritornando indietro di soli 7 anni ai Mondiali di Londra 2017, Lingua ottenne già da non professionista il migliore piazzamento di tutta la squadra azzurra nelle gare dentro lo Stadio, nel medagliere vi fu solo il bronzo di Antonella Palmisano nei 20 km di marcia, grazie alla finale raggiunta e il decimo posto finale.

La sua simpatia, il suo ottimismo, la sua voglia di non arrendersi mai non possono non essere un esempio indelebile per qualsiasi atleta di ogni sport.

© Grana/Fidal

© Grana/Fidal

Marco un risultato storico per l'atletica italiana, mai nessuno aveva ottenuto un titolo nazionale a 46 anni compiuti. Te lo aspettavi?

"Sinceramente si perché sono arrivato a questi campionati con la miglior misura stagionale italiana di 72.36. Voglio dire che in allenamento mi sentivo molto bene, solo che mi dimentico della mia età e spesso esagero con i carichi di lavoro, per cui alla fine sono mi sono presentato in pedana un po' stanco. Credo sinceramente di valere molto di più rispetto a quanto fatto ieri".

Tu sei un atleta non professionista, dopo esserlo stato peraltro per tantissimi anni. Lavori 8 ore al giorno con orari proibitivi anche di notte per trovare il tempo di giorno per gli allenamenti. Cosa ti spinge di più in tutto questo?

"Non mi è mai piaciuto fare la vittima e sdrammatizzo sempre su questa situazione perché sono un ottimista di natura. Certo sarei un bugiardo se dicessi che non preferirei essere ancora nel Gruppo Sportivo. Ma è così e vado avanti con la mia voglia di fare questo sport perché mi rende felice allenarmi tutti i giorni, pur tra mille difficoltà, e poi devo ringraziare madre natura perché mi ha reso forte e mi permette di fare determinati lavori senza troppi dolori, cosa ovviamente fondamentale per il prosieguo della mia attività che spero sia ancora lunga".

Il tuo rappresenta un caso di eccezionale longevità agonistica. Sicuramente sei assistito da straordinari geni ma non possono bastare, che regole segui sia a livello di allenamento che di alimentazione finalizzata?

"Le regole dell'allenamento, che seguo da anni personalmente, mi sono dettate dalle sensazioni che provo quotidianamente, ed è normale che ogni singolo movimento della mia tecnica sia perfettamente consolidato dentro di me. Rispetto a quando ero più giovane, invece, ho radicalmente mutata la mia alimentazione che attualmente è diventata quasi più importante del resto, e infatti sono anche dimagrito rispetto a un tempo, permettendomi di esaltare le mie doti di esplosività e velocità senza le quali non sarei mai stato l'atleta che sono, sempre ringraziando i miei geni che mi hanno reso così forte di base".

Un'altra cosa incredibile che ti riguarda è che fai tutto praticamente da solo, senza un tecnico di riferimento e totalmente isolato nel campo dove svolgi la preparazione. Come riesci in questo?

"L' essere sempre solo alla fine è realmente uno dei segreti dei miei risultati, perché questo stato mi dà una carica straordinaria, in quanto mi piace tantissimo che ogni mia azione quotidiana dei miei allenamenti sia solo frutto della mia testa, qualcosa addirittura di cui io sono geloso. In realtà è un'esigenza che ho sin da bambino, perché ho iniziato ad allenarmi in casa con i pesi a 9 anni, da solo, volendo emulare mio fratello, e questo già allora mi rendeva felice per cui appena ho potuto, sono tornato in questa per me idilliaca situazione mentale di assoluta libertà".

Ti sei data una scadenza, nel senso che ti piacerebbe chiudere la tua attività in un'occasione particolare oppure vivi un giorno alla volta e non ti poni limiti?

"Mi sento ancora benissimo e non c'è motivo per cui io mi debba fermare. Voglio battere altri primati di longevità vincendo ancora ulteriori titoli italiani per cui mi auguro vivamente di poter ripetere questa intervista tra 4 anni per festeggiare la mia maglia tricolore di quando avrò 50 anni, e nell'occasione dichiarare di non avere nessuna intenzione di smettere perché vorrei veramente continuare all'infinito. Quindi nessun limite o scadenza, solo sempre una maggior attenzione a ogni dettaglio e soprattutto alla prevenzione di possibile infortuni".

Nel tuo storico successo agli assoluti, il secondo peraltro del 2024, c'è ovviamente un'altra faccia della medaglia, il settore del martello non produce più i talenti di una volta. Da cosa dipende a tuo avviso?

"Il martello è veramente una specialità molto complicata in cui ci deve essere una perfetta fusione di tante cose per raggiungere i giusti risultati. Con il massimo rispetto per tutti, forse alcuni atleti non hanno trovato il tecnico ideale che riesca a cucire su di loro il giusto vestito per farli rendere al massimo delle proprie potenzialità, ma ovviamente sono ipotesi. Per la mia esperienza consiglierei a chiunque appena possibile di allenarsi da soli, perché questo da una carica unica, ma capisco che non siamo fatti tutti nello stesso modo per cui si ritorna al discorso che ci deve essere un allenatore che trovi la giusta ricetta per ognuno".

Vuoi dedicare questo ennesimo tuo successo a qualcuno in particolare?

"Voglio dedicarla ai miei due figli augurando loro di trovare la strada ideale, che può essere nello sport ma ovviamente anche in altri campi, ma spero veramente che possano essere felici e sereni come lo sono io grazie a quello che faccio ogni giorno della mia vita".

© Grana/Fidal

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