Supercross, Angelo Pellegrini alla conquista dell'America: "Ho realizzato il mio sogno"

L'italiano è entrato nella storia del Supercross: è stato il primo ad arrivare al main event nella 450

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"Ho realizzato il mio sogno e non mi fermo qui", così Angelo Pellegrini dall'America intervistato in esclusiva. Angelo Pellegrini è l'italiano che sta facendo la storia del Supercross: nel 2017 è stato il primo a raggiungere il main event nella classe 450 e ora sta correndo il Mondiale. Il pilota bresciano sta lottando contro i piloti fortissimi Usa: "Imparo molto da loro giorno dopo giorno in allenamento. Nei salti sono allo stesso livello, soffro le gobbe".

Com'è nata la passione per il Supercross?
"Fin da piccolo ho iniziato a guardarlo in tv e mi è subito piaciuto. Invidiavo i piloti e volevo diventare come loro. Passo dopo passo è diventato un obiettivo e posso dire di avercela fatta".

Ora sei impegnato nella classe 450, possiamo fare già un bilancio dopo quattro gare?
"Sì, è appena iniziata la stagione, ma posso dire che sono abbastanza soddisfatto. Nella prima gara ad Anaheim ha piovuto e quindi c'è stato un po' di caos e non sono riuscito a qualificarmi al main event, nella seconda  a Glendale ho fatto un piccolo errore in pista e sono stato
squalificato nonostante avessi raggiunto il main event. Nella terza gara, sempre ad Anaheim, finalmente ho centrato il main event chiudendo 19.esimo assoluto. Ora sono reduce dalla caduta ad Oakland in qualifica e sono abbastanza dolorante alla spalla".

L'obiettivo?
"In tutte le gare ho il passo per arrivare al main event, ma non devo commettere errori. L'obiettivo di questa stagione è arrivare stabilmente nei 15, per la top ten invece è un po' più complicato".

Il tuo programma a stelle e strisce?
"Per ora correrò le prime 10 gare fino all'appuntamento di Daytona, poi spero di trovare una moto per disputare le altre sette gare del Mondiale. Intanto colgo l'occasione per ringraziare in primis il mio sponsor Inukshuk che mi ha dato la possibiltà di creare questo importante progetto e i miei partner che da anni mi supportano come Hevik, Kappa Moto, Risemousse, Nikon, AB1, DCshoes, Seven MX, Scott, Piovani e Trafomec".

Torniamo al passato come sei arrivato fino a qui?
"Nel 2012 sono arrivato per la prima volta nel Supercross, ma con la 250 dove ho centrato buoni risultati. Nel 2017 c'è stata la grande opportunità di tornare, ma nella 450, la MotoGP del Supercross, e ho realizzato il mio sogno".

E sei anche entrato nella storia...
"Esatto, sono stato stato il primo, e al momento unico, italiano ad arrivare al main event. È stata un'emozione indescrivibile e sono orgoglioso di questo. In molti lo sognano e io ce l'ho fatta!".

Ci spieghi meglio la differenza tra il Supercross e la Motocross?
"Qui le piste sono molto più piccole e ci sono tanti ostacoli. Si corre negli stadi e c'è sempre una grande cornice di pubblico. Possiamo paragonare il Supercross ai 400 metri, mentre il Motocross è una maratona".

Quindi anche la moto è diversa
"Sì, esattamente: sono più pronte sotto e gli ammortizzatori sono molto più duri. È tutto più veloce".

E l'allenamento?
"Qua ci sono tante piste ben curate e quindi ci alleniamo tutti insieme. Allenarsi ogni giorno con i migliori della specialità è un grande aiuto. Sono dei punti di riferimento e migliori ogni giorno. In Italia tutto questo, invece, non esiste: mi sono dovuto costruire una pista per allenarmi da solo".

Infine, Tony Cairoli potrebbe ottenere buoni risultati nel Supercross?
"Lui ha scelto di fare Motocross e ha puntato tutto su quello. Se avesse deciso di venire in America da giovane sarebbe potuto diventare un grande di questo sport. Ora non riuscirebbe a vincere qui".

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