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Dal trionfo al Tour de France alla consacrazione olimpica prima di finire in bancarotta, cadere nella tossicodipendenza e rischiare la morte: una parabola che l'ex campione di ciclismo, sir Bradley Wiggins, ha raccontato in un'intervista al Guardian, dopo essere finalmente riuscito a liberarsi dai suoi demoni. Tra le persone che più hanno aiutato l'atleta britannico, maglia gialla a Parigi nel 2012, c'è stato un altro campione delle due ruote, caduto poi in disgrazia, Lance Armstrong. "Non è stato affatto facile per chi mi è stato vicino - il racconto senza sconti di Wiggings -. A volte non mi sentivano per giorni. Ora riesco a parlarne apertamente. Ma poi c'era un elemento di menzogna, una sorta di omertà. Per me, non ci sono vie di mezzo, la mia tendenza alla dipendenza ha alleviato il dolore con cui convivo". Il riferimento di Wiggings è agli abusi sessuali, subiti quando era un bambino e di cui non aveva mai parlato prima: un silenzio custodito nella vergogna che - terminata la carriera - è esploso in tutto in una forma di autodistruzione senza fine. Che lo ha portato alla dipendenza dalla cocaina. "C'erano giorni in cui mio figlio pensava che mi avrebbero trovato morto la mattina successiva. Ero un tossicodipendente a tutti gli effetti. La gente non se ne rendeva conto, ma io ero sotto l'effetto di droghe per la maggior parte del tempo. Assumevo enormi quantità di cocaina, i miei figli volevano mandarmi in riabilitazione e io intanto camminavo sul filo del rasoio". Anni difficili, nei quali Wiggings, insignito della massima onorificenza di "Sir" dopo le otto medaglie olimpiche (cinque ori) vinte in carriera, si è separato dalla moglie e ha dissipato un patrimonio di oltre 15 milioni di euro, tra vizi e cattivi investimenti. Una corsa verso il baratro che fortunatamente ad un certo punto però si è fermata. "Ho dovuto fermarmi e sono fortunato di essere ancora qui. Sono stato vittima delle mie scelte per molti anni. Provavo già molto disprezzo per me stesso, ma ora l'ho peggiorato. Era una forma di autolesionismo e autosabotaggio. Non ero la persona che volevo essere. Ho capito che stavo ferendo le persone intorno a me". Un ritorno dagli abissi che lo ha portato a disintossicarsi e ora a raccontarsi in un'autobiografia, intitolata The Chain, che uscirà entro la fine dell'anno, nella quale racconterà anche dei suoi traumi infantili, della sua carriera ciclistica turbolenta e della successiva tossicodipendenza.