DIARIO DA TOKYO

Tokyo 2020: un oro costa ore di sonno

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Se il programma mette la gara dell’oro a tarda serata, c’è solo una certezza. Non si dorme. È il duro destino dei campioni olimpici e quindi anche della 4x100. Ecco perché non stupisce che la mattina seguente, in occasione della visita con pranzo a Casa Italia, nessuno abbia la fresca espressione dei tempi migliori. Marcell Jacobs si affida al caro vecchio cappellino che oscura mezza faccia con l’altra metà occupata dalla mascherina. Se invece non vuoi spettinare i capelli, allora l’unica soluzione sono gli occhiali da sole.

L’unico che non appare minimamente turbato dalla mancanza di sonno è Faustino Desalu, sorridente, sempre pronto a uno scambio di battute. Il tempo di un pranzo è gli azzurri d’oro ritrovano le energie. La conferenza stampa è dietro l’angolo è tra battute e risposte un po’ più serie, ci si rimette in corsia.

Se Jacobs e Tortu hanno una certa abitudine a tanta attenzione, Patta e Desalu sono dei novizi. Telecamere, microfoni, taccuini, tutti vogliono conoscere ogni singola emozione dallo sparo in poi e quello che faranno in futuro. A partire dal rientro in Italia. Ma la giornata non è finita perché si torna allo stadio per la premiazione. C’è la medaglia che attende, l’inno pronto a suonare. Chi attende altre lacrime è deluso perché i quattro moschettieri si godono il momento assieme, cantano a squarciagola e sorridono sempre. Ora hanno quell’oro al collo, Marcell addirittura due, e nessuno potrà mai togliere quel titolo di re di Olimpia che vale una carriera intera. Ecco perché lasciare per strada qualche ora di sonno è comunque un affare.

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