È l’opposto di quanto si pensava, scriveva, diceva
Non era in programma che Andrea Pirlo diventasse allenatore della prima squadra della Juventus, altrimenti non sarebbe stato presentato come tecnico dell’Under 23 solo qualche giorno prima. Vuol dire che è stata una scelta improvvisata, o quantomeno forzata, di certo unica: Pirlo promosso subito, ancor prima di cominciare, senza mai essersi seduto su una panchina, nemmeno delle giovanili.
D’un tratto, nessuno sapeva cosa pensare, cosa dire, cosa scrivere, se non che Pirlo era il nuovo Guardiola per via del coraggio della società, forse per il ruolo che entrambi ricoprivano in campo, e per una strana associazione basata sulla tesi a Coverciano del bresciano, anche per il calcio che avrebbe portato nella Juventus. Un gioco di possesso, pensavano, dicevano, scrivevano, dove il modulo è fluido, il 4-3-3 diventa un 2-1-3-3 o giù di lì, tutti attaccano e tutti difendono, la rivoluzione del calcio. Nulla si sapeva di Pirlo, forse nemmeno Pirlo sapeva che allenatore sarebbe stato, se è vero come avvisa l’amico Adani a Sky Sport che “fino a due anni fa nemmeno voleva farlo, questo mestiere”, ce lo può assicurare e chi siamo noi per non crederci.