L'attaccante brilla, merito di quella frase...
La vittoria contro il Manchester City nell’ultimo turno di Premier League, che è valsa al Tottenham il primo posto in classifica, è un manifesto fedele dell’inizio di stagione di Harry Kane. L’attaccante inglese non ha segnato, ma ha giocato una partita sontuosa, di qualità e sacrificio, impreziosita da un assist a Lo Celso per il definitivo 2-0. Trattasi del suo assist numero 11 da quando il calcio è ripartito, il nono in campionato. In poco più di due mesi ha già stracciato il suo record di assistenze stagionali in Premier, registrato nel 2016/17, quando ne aveva realizzati sette. È un dato in parte dopato dalla partita del 20 settembre contro il Southampton, quando ne ha infilati quattro tutti in una volta e tutti per Son (sette quelli in totale indirizzati al coreano), il primo giocatore inglese della storia a esserci riuscito.
In quel soleggiato pomeriggio di fine estate, Kane ha dato una vivida dimostrazione di quanto abbia nelle corde questo fondamentale. In particolare in occasione del terzo e del quarto assist, quando, una volta ricevuto il pallone, gli è bastata una fugace occhiata a Son per individuare la traiettoria giusta e colpire il pallone con la sensibilità necessaria, nonostante il suo corpo fosse rivolto dalla parte opposta rispetto al compagno da servire. Un no look vero e proprio, altro che quelli teatrali in cui il più delle volte prima si colpisce il pallone e poi si gira la testa per fingere di guardare da un’altra parte.
Questi e gli altri assist dispensati nelle altre gare non sono solo intuizioni, ma appaiono in maniera nitida come il frutto di una premeditazione, di una giocata codificata. Non a caso si somigliano molto l’uno all’altro. Liberati della loro complessità tecnica, sono il risultato della più scolastica delle combinazioni tra le punte, una viene incontro e l’altra attacca la profondità, solo che Kane, invece di scaricare verso un compagno come prevederebbe l’abecedario del calcio, salta un passaggio e si incarica in prima persona di imbucare. Una situazione che sembra presa direttamente dal playbook di Jürgen Klopp, che spesso ha affidato questo compito a Firmino per sfruttare l’abilità di aggredire lo spazio di Mané e Salah.
Il fatto è che è Harry Kane, per quanto sia capace di giocare distante dalla porta, a differenza di Firmino è prima di tutto uno straordinario finalizzatore, un attaccante che può contare su un’infinita gamma di soluzioni per trovare la porta, che sa muoversi divinamente in area.