Memphis Depay, il Re Lione

Dopo lo United si è rilanciato in Francia. E ora la Juve...

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La Cape Coast School for Blind and Deaf è, come si evince dalla ragione sociale, una scuola ghanese per bambini audiolesi e non vedenti. Per qualche giorno all’anno, Memphis Depay si trova lì, impegnato in un progetto filantropico – chiamato Genesis – da lui stesso creato. Spesso la pubblicizzazione di iniziative solidali da parte di personaggi famosi non risulta particolarmente simpatica: le cose si fanno, punto. Nel caso di Depay, però, può aiutare a inquadrare meglio questo personaggio larger than life, che tra abiti firmati, Roll Royce, tatuaggi, gioielli, catene d’oro e musica rap (scritta, eseguita e prodotta) ha perpetrato lo stereotipo del figlio del ghetto arricchitosi grazie al proprio talento calcistico.

Un percorso iniziato male (fu cacciato dalle giovanili dello Sparta Rotterdam), pieno di cadute e incidenti di percorso, a volte provocati in maniera autolesionistica dal diretto interessato, altre assolutamente casuali. Non si può scindere il Memphis Depay calciatore dal Memphis Depay personaggio. Una volta però accettato questo assunto, è possibile valutarne carriera e prospettive in maniera maggiormente oggettiva.

Contro la Juventus, Depay scenderà in campo per la seconda volta in tutto il 2020. Lo scorso weekend, nella finale di Coppa di Lega francese persa ai rigori dal Lione contro il Paris St. Germain, l’olandese aveva effettuato il primo tagliando dopo la rottura di legamenti crociati sofferta lo scorso dicembre in una partita di campionato contro il Rennes. Un doppio lungo addio: sicuro alla Champions, molto probabile all’Europeo 2020. Un duro colpo per un giocatore reduce dal miglior anno della sua carriera, il 2019, che lo aveva visto protagonista tanto con il Lione quanto con l’Olanda. Poi il calcio si è fermato, l’Europeo è slittato di un anno e la Champions è ancora in corso.

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