Il peccato originale di Alberto Malesani

  • A
  • A
  • A

Ha la malinconia del rinnegato, del ripudiato. Discetta di vini, dei suoi vini, sforzandosi di trovare attinenze con il calcio, perché è questo ciò che gli chiedono da alcuni anni a questa parte. Lui sta al gioco, sebbene il gioco non sia stato a lui; l’abbia inacidito anzi. Alberto Malesani – ora che la vita di allenatore è imbottigliata – viene annacquato così, trattato nemmeno come una vecchia gloria ma alla stregua di una macchietta. Lo scemo di turno insomma, virale agli albori dei social, seriale prima del successo delle serie, perché una serie sui generis è stata quella dei suoi sfoghi. Che nel merito avesse spesso ragione, incide zero in termini di immagine proiettata.

Ci ha messo del suo, ma l’ha fregato il metodo, Malesani; l’ha fregato pensare che nel calcio si potesse reagire come si fa nei confronti di un gioco o mostrarsi nature. Il peccato originale è a Udine, il godimento estatico in trasferta, orgasmo di una vittoria ottenuta in rimonta con tripletta di Batistuta che lui festeggiò andando a correre sotto il settore occupato dai tifosi viola, battendo il cinque alla lastra divisoria, in polo e bermuda. Ecco: restate impassibili voi, dopo un pareggio con una punizione rasoterra da 35 metri e il sorpasso nel finale ottenuto con una rovesciata. Una reazione del genere, dopo sviluppi di partita simili, in chi ama il calcio avviene anche di fronte al virtualissimo schermo di Championship Manager, suvvia.

Commenta Disclaimer

I vostri messaggi 0 comments