Napoli, non ci resta che il secondo posto

Ma da "uomini d'onore", prima o poi, occorre anche qualche soddisfazione concreta

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Parafrasando il titolo di uno dei celebri film di Massimo Troisi, verrebbe da dire: “Napoli, non ci resta che il secondo posto”. Un posto d'onore, senz'altro, che non va sminuito, ma che di fatto non ha acceso finora la passione dei napoletani. Basta guardare i numeri delle presenze al San Paolo, in calo rispetto allo scorso anno dei 91 punti di sarriana memoria. Vuoi per le avversarie non all'altezza, che spesso hanno fatto harakiri, vuoi perché la Juventus già è scappata tra novembre e dicembre, sta di fatto che l'idea del proseguire l'avventura in Champions League, prima, e di arrivare in fondo all'Europa League, poi, restava l'ultimo sussulto emozionante a cui aggrapparsi in questa stagione divenuta di transizione. E invece sotto i colpi dell'ottimo Arsenal di Emery, super attento in difesa, il Napoli è l'ultima squadra italiana a salutare l'Europa, senza però riuscire a fare nemmeno un gol agli inglesi nell'intensa doppia sfida, conclusasi con uno score negativo di tre reti complessive. L'amarezza c'è. Ed è un sentimento umano. Ancelotti predica calma, sentenziando che il “futuro è già stato programmato da tempo”.

Fa piacere sentire affermazioni del genere, soprattutto a caldo, e notare la sua sicurezza, che si spera possa presto essere seguita da qualche soddisfazione concreta. A Carletto l'arduo compito di capire se, ad esempio, serve un bomber da affiancare a Milik o se non sarebbe deleterio un ritorno al 4-3-3, che qualche certezza tattica in più aveva conferito ai suoi uomini esaltati in tutte le loro caratteristiche. Personalmente non avrei disdegnato nemmeno la Coppa Italia, percorso rapidamente sfumato in quel di Milano. Nel contempo ADL, dopo l'uscita dall'Europa League, ha preferito non commentare. Segno tangibile che si trova sulla stessa lunghezza d'onda del suo allenatore.

Obiettivo qualificazione in Champions, consolidando il secondo posto, e riducendo il distacco di 17 punti dalla Juventus: è proprio questo l'input da cui ripartire in vista dell'immediato futuro, per chiudere a testa alta una stagione che di emozioni non ne ha regalate tantissime. Sarà che il pubblico napoletano, straordinario nella manifestazione del tifo delle due Curve con scenografie mozzafiato, è stato abituato bene, ma si sa che la voglia di vincere resta sempre tanta e, prima o poi, va soddisfatta. In tal senso vanno letti i fischi d'amore ad Insigne (circoscritti alla trance del momento post conclusivo, coinciso con la sostituzione) e i cori rivolti ad ADL (che hanno visto una nota di dissenso di parte dello stadio): a Napoli si vive d'azzurro, 24 ore su 24, e si punta sempre in alto. Lo sa anche Ancelotti, che ci ha tenuto a sottolineare che con Insigne non c'è stato alcun problema. Anzi. Se la squadra galvanizza l'ambiente, con il suo gioco, a suon di gol, il tutto diventa una bolgia d'amore, pronta a superare qualsiasi ostacolo e fatturato. D'altronde, come da anni sostiene il maestro Luciano De Crescenzo, a Napoli siamo “uomini d'amore”.

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