L'insostenibile leggerezza del Milan

Dopo qualche illusione, la prestazione di Parma è stata davvero scoraggiante per qualità e approccio

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Si chiamava giusto Milan, e di cognome faceva Kundera, l'autore dell' “Insostenibile leggerezza dell'essere", titolo perfettissimo per la sua omonima squadra all'indomani di Parma-Milan, uno di quei pareggi che ti sta dentro come una sconfitta. Perché il Milan A.C., o meglio coloro che lo rappresentano all'interno di una divisa d'ordinanza, non riescono proprio a essere, a tutto tondo: essere consapevoli, essere continui, essere lucidi, essere determinati, essere concreti. Lazio e ancor prima Juve avevano acceso una fiammellina che l'arietta (vento è una parola grossa) del Tardini – avessi detto - ha subito spento. La prestazione di Parma è stata davvero scoraggiante per qualità e approccio: il secondo punto non è una novità, e francamente ha stancato. Mai un morso immediato, una sorta di aggressione al match, neanche quando di fronte si ha una avversaria alla propria portata. Ritmi da torneo estivo, litanie inutili di passaggi orizzontali, zero movimenti senza palla, parola d'ordine svolgere un compitino.

E quando la palla arriva a un certo punto nella maggior parte dei piedi, ecco che si tocca il primo punto: gli errori nel controllo, nel dosaggio e nelle scelte nei passaggi, nella protezione della sfera non si contano. Dei cross e dei calci piazzati che, senza pressione, finiscono in zone ignote non vale nemmeno più la pena parlarne. Ora, questo Milan purtroppo non è il Barcellona o l'Ajax dei nuovi fenomeni, ma nessuno pensa comunque che sia formato da dopolavoristi. Il punto vero è che la sciatteria tecnica è probabilmente figlia dell'atteggiamento base, la cui mollezza – considerati gli obiettivi in gioco – davvero sconcerta. Qual è il problema motivazionale di questa squadra? E perché va spinta a motivarsi? Qui entra fatalmente in campo il ruolo dell'allenatore: a Rino Gattuso può essere lecitamente rivolta qualsiasi critica sul piano tattico e delle scelte dei singoli, ma non è proprio il tipo di personaggio che asseconda chi per paura o menefreghismo non mette quel qualcosa in più. Negli spogliatoi di Parma l'ha fatto capire, l'ha detto, il mister, di essere “preoccupato" (eufemismo) per una squadra “senza voglia". C'è un dislivello enorme tra la personalità media della squadra e quella del suo allenatore, i cui forti stimoli producono l'effetto contrario, sovraccaricando menti deboli. È un burrone in cui stanno precipitando le ambizioni e soprattutto il futuro del Milan. Perché se non vai in Champions, Uefa o non Uefa, certamente non potrai ricostruire in un certo modo e ammesso e non concesso che si voglia provare a cambiare anche in panchina, dura sarà trovare e convincere un allenatore di livello senza offrire la garanzia di un profondo e importante rinnovamento. I piani della rinascita rischiano di essere insostenibili, proprio come la leggerezza di questi ragazzi in rosso e nero.

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