CUORE TIFOSO MILAN

Cuore Tifoso Milan: lo spaghetti western alla rossonera

The Ecstasy of Gol, l'estasi del gol

di
  • A
  • A
  • A

È vero che prima dell’inizio erano volate su San Siro le note del grandissimo Ennio Morricone, ma un film così, davvero, non ce lo potevamo aspettare, specie dalle parti del minuto 55. E invece, ecco d’incanto lo spaghetti western alla rossonera. Il riscatto, la rimonta, il successo che davvero potremmo accompagnare con qualche tema travolgente del Maestro: viene alle orecchie “The Ecstasy of Gold”, che esalta il finale de “Il Buono, il Brutto e il Cattivo”, alla fine basta togliere una lettera sola per avere il titolo perfetto, The Ecstasy of Gol, l’estasi del gol. Quattro. Alla Juventus. In 20 minuti. Roba da Oscar, davvero.

Per il resto, non voglio soffermarmi sulle figure del Brutto e del Cattivo (avrei molte candidature), ma certamente so chi ha interpretato e sta interpretando il ruolo del Buono, che è Stefano Pioli. Che a differenza di Zlatan Ibrahimovic e Ante Rebic non è il pistolero alla Clint Eastwood, ma è semmai il Sergio Leone, il regista che in mezzo a una situazione assurda, in un ambiente inquinato dai veleni sta mettendo su un piccolo grande capolavoro. La verità, alla sua maniera tradizionalmente diretta e cruda, l’ha detta Zlatan Ibrahimovic lasciando San Siro: “Ci sono cose che succedono e che non sono in mio controllo”, e le “cose che succedono” sono operate da una società che ha fatto e sta facendo del suo peggio per distruggere una stagione che, in ogni caso, non passerà per l’ennesima volta agli annali. Un duello tra fazioni a Casa Milan che come primo effetto ha provocato una gestione disastrosa della comunicazione, ha generato l’esatto contrario di come una decisione - legittima, lo sottolineo subito - di voltare pagina e di rivoluzionare la catena dirigenziale e tecnica vada accompagnata.

Da settimane lo sanno anche i seggiolini vuoti di San Siro che va via Maldini, va via Ibrahimovic, va via - soprattutto - Stefano Pioli, e pazienza se davanti c’era ancora tutta l’ultima fase del campionato, un’estate in cui al di là del possibile obietivo europeo, ci sarebbe stato da lavorare, sudare, soffrire, giocare, offrire un minimo sindacale di risultati e dignità. In genere, nel calcio italiano, un simile sottofondo corrisponde a un disfacimento del gruppo: ognuno per sè, e arrivederci alla prossima. Il Milan, invece, ha risposto facendo spalancare la bocca dallo stupore i suoi tifosi e non solo. Un gruppo coeso, una squadra migliorata tatticamente e tecnicamente e supportata da una condizione fisica che solo i robocop atalantini possono vantare, rotazione e coinvolgimento di tutti quelli che possono dare una mano alla causa. Persino l’unico inciampo (a Ferrara) si è comunque trasformato in una dimostrazione di carattere, di una volontà di non mandare tutto a monte che non si era mai vista nella prima parte dell’anno. Sulle macerie della guerra milanista Pioli ha incredibilmente costruito, contando su un grande alleato, Ibra che fa “il presidente, l’allenatore e il giocatore”, ed è vero: nella misura in cui lui allena le teste, tiene alta l’asticella, alza il livello delle menti non più deboli della banda. Tutto il resto (tipo la perfetta gestione dei tre attaccanti: 15 gol in 5 partite) è farina del sacco di un tecnico che forse non avrebbe potuto caratterizzare un ciclo a medio-lungo termine, ma che alla fine meritava una seconda chance e certamente più aiuto, supporto, rispetto. Di quest’ultimo valore, se può consolarlo, ne sta avendo a valanga innanzitutto dai suoi giocatori - a cominciare proprio da Zlatan - e dai tifosi, accompagnato dalla gratitudine per avere confezionato almeno due sere davvero da estate “Mundial”, quelle che portano a fare festa, a essere ricordate al pub tra qualche anno. E allora complimenti e grazie, Stefano Pioli, il Buono: che nel gergo calcistico significa essere forti.

Commenta Disclaimer

I vostri messaggi 0 comments