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  Cuore tifoso Juventus, ci hanno detto: questa Juve si guarda dalla testa in giù

La squadra non ha convinto a Firenze e desta un po' di preoccupazione: questione di aspettative

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Se lo juventino è spaventato o preoccupato, è perché il percepito della predica da ormai 120 minuti dista molto da ciò che potevano essere - di conseguenza - le lecite aspettative del pubblico bianconero (non parliamo poi di quella parte della critica "neutrale" che intravede già la fine del fine prima ancora che la pellicola abbia ultimato i titoli di testa).

Di quale percepito si tratta? Di un percepito dalle basi solide, quasi totalmente orientato all'osservazione di ciò che accade davanti, ed è questo che effettivamente è naturale avvenga quando guardi, pensi, attendi una squadra di Sarri. Anche di fronte all'evidenza scientifica che gli adepti di Coverciano assicurano: il tecnico nato a Bagnoli, checché se ne possa pensare, è un mago della fase difensiva.

Saranno quindi luoghi comuni, ma è la stessa scelta dialettica a imporre questa osservazione forse iniqua, ma senza dubbio affascinante - al punto da affascinare lo stesso management della Juventus - che mette l’attacco al centro dell’intero discorso: Sarri non è certo uno che si tira indietro di fronte alle proprie convinzioni e alle proprie vision. La mission per Cristiano Ronaldo? Segnare anche più gol di quanto fece Higuain in campionato nel Napoli che contese il titolo alla Vecchia Signora (una quarantina di gol in Serie A, per intenderci).

Gli uomini chiave? Solo attaccanti o comunque calciatori di propensione offensiva: in conferenza di presentazione Sarri non cita Chiellini e Bonucci - e nemmeno Khedira e Matuidi - ma si prodiga sui nomi di Dybala, Bernardeschi e Douglas Costa. E come fare per esaltare cotanto potenziale? Spingere Pjanic alla soglia dei 150 palloni toccati a partita. Insomma, saranno pur espressioni “per estremizzare”, ma sono espressioni che restano e la percezione di cui sopra, al momento del giudizio, è totalmente giustificata.

Poi però c’è la realtà, e Sarri non è uno sprovveduto. Va bene che la morale di questo connubio può passare dal destino offensivo della Juventus, va bene che la squadra se andrà presto in fiducia bene godrà benefici a catena sul centrocampo e sulla difesa (perché quando la retroguardia è molto sollecitata, sovente è per lacune della linea mediana). Va bene persino uscirne con due mezzi tiri a Firenze alla terza di campionato, dopo la sosta nazionali e a ridosso di un difficile esordio in Champions League (già, perché in Champions non è più solo questione di migliorarsi, bensì di provarvi con tutte le forze e gli strumenti a disposizione). Va bene non ottenere neanche un calcio d’angolo. Va bene tutto, se esci poi indenne dal Wanda Metropolitano. O se addirittura stupisci te stesso o la platea. E la realtà è che questa Juve può anche avere quattro titolari indisponibili e può comunque presentare un undici che va oltre il “tutto rispetto”. E il tifoso lo guarderà, per trovare appunto nuove certezze, partendo da davanti e scendendo all’indietro. Al contrario di quanto noiosamente faceva vivendo le ultime Juventus di Allegri. Ecco perché, per esempio, il nome di chi sostituirà Douglas Costa è molto ma molto di più di un riempitivo...

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