OGGI CON BORZILLO

Termini di paragone: quanto sei cambiata cara Inter!

Società e squadra hanno fatto un passo avanti. Nella rosa e nella voglia di vincere

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È stata dura, ma abbiamo chiuso una campagna acquisti che non si vedeva dai tempi del triplete. Erano anni che la Società non investiva in maniera così massiccia, muovendosi con intelligenza per cercare di colmare le lacune ovunque. D’accordo, in parte seguo il ragionamento di molti tifosi; manca un grande centrocampista, quello che ti fa compiere il famoso salto di qualità. Ma, come amo ripetere (troppo) spesso e (poco) volentieri, il financial fair play esiste e settanta barra ottanta milioni, perché questo costa un grande centrocampista, non ce li potevamo permettere.

Credo sinceramente che l’Inter – Conte a parte, perché il manico conta eccome (chiedo scusa per l’orrendo gioco di parole) – sia più forte dell’anno scorso. O, meglio, giriamola diversamente; l’Inter è più completa e, soprattutto, sembra finalmente aver compreso quale sia il significato di gruppo, squadra, rosa. Oltre, ovvio, agli uomini. Suning ha cacciato 180 milioni di euro, centesimo più centesimo meno, alla faccia di chi li ha tacciati per un paio d’anni – quelli del settlement agreement, con monitoraggi continui su conti e bilanci – di braccino corto, poca voglia di investire e, questa è la mia preferita, aver preso l’Inter per vendere più elettrodomestici. Va beh, inutile cacciarsi in un ginepraio dal quale sarebbe poi difficile uscire, torniamo al calcio giocato, non a quello finanziario, anche se ormai così lo hanno ridotto. 
Le prime due giornate ci hanno consegnato un insieme di calciatori tesi ad ottenere il massimo risultato anche in serate non di particolare grazia, leggasi Cagliari. Ma la voglia di far bene, amichevoli estive comprese, ha sempre avuto il sopravvento. Correre, comunque correre, e lottare; magari anche quando le gambe non rispondono come il cervello chiede. A questa voglia, a questa volontà, aggiungeteci l’intelligenza calcistica di Romelu Lukaku da Anversa – segnerà meno di chi lo ha preceduto e avrei tanto voluto vederli insieme – capace ed abile quanto pochi altri ad uscire dall’area, portarsi via un paio di uomini per favorire gli inserimenti e di Lautaro, che di fatto è il centravanti, e dei centrocampisti che vanno nello spazio senza problemi oltre a cercare la conclusione da fuori spesso e volentieri. Sui sei gol timbrati finora ben quattro arrivano dai centrocampisti. Vorrà pur dire qualcosa.
Ah, desideravo chiudere con un saluto affettuoso a Samuel Eto’o. Che da noi ha fatto ben poche interviste parlando di amore per la maglia; lo ha semplicemente dimostrato.
 

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