OGGI CON DE CARLO

Inter, adesso è vietato essere realisti

I nerazzurri hanno scoperto la dimensione dei loro limiti e le loro potenzialità prima di ogni altra stagione. Ciò nonostante non si può abbandonare il sogno

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Ci sono state tante, tantissime stagioni in cui, nonostante un rendimento altalenante di inizio stagione, si sperava nella grande impresa, si sognava il trionfo, si immaginava la risalita perché i nomi e le caratteristiche di molti giocatori davano la sensazione che nessuna impresa potesse essere preclusa. C’era l’idea ingenua che all’Inter arrivassero i giocatori migliori e si dovesse solo aspettarli, perché avevano un potenziale formidabile, anche quando giocavano davvero male. Ora che il tifoso è mediamente più cinico e risoluto di un tempo, complice la possibilità di vedere il calcio ogni settimana in tv e sul web, è anche più facile avere un senso della proporzione della propria squadra.

Quest’anno più che mai perché, al netto delle ultime due sconfitte, le caratteristiche dell’organico, la qualità del tecnico e la fisionomia della società, permettono una radiografia più precisa dei difetti di produzione e della presumibilità di un collettivo ordinato, quadrato, standard ma omogeneo. Più o meno siamo tutti d’accordo che all’Inter servano in futuro due esterni di livello internazionale, un centrocampista di qualità in più e almeno un altro attaccante che veda la porta, con caratteristiche diverse da Lautaro e Lukaku. Ognuno di voi probabilmente ha anche altri suggerimenti ma la direzione è quella ed è probabile che ne sia consapevole anche il club. Se tutto quello che abbiamo notato corrisponde alla verità non ci dovrebbe essere ragione di sperare nello scudetto, non quest’anno almeno. Il calcio però vive di incongruità, basta un passaggio a vuoto, un mancato allineamento dei pianeti e una virgola può creare l’imponderabile, ma è più facile in una doppia sfida in Champions che in un torneo di 38 partite.

La ragione dice dunque che la Juventus ha già vinto il suo ennesimo scudetto consecutivo ma Conte e la squadra pare che non ne siano convinti. Manca la panchina e alcune individualità che fanno la differenza eppure il fatto di crederci così tanto potrebbe essere un elemento che scardina il pronostico, un fatto irrazionale che può scombinare la logica. E’ esattamente su questo che sta lavorando Conte e lo si intuisce nel tipo di dichiarazioni che fanno i giocatori, perché, a dirla tutta, l’allenatore ha chiaramente espresso il concetto che i bianconeri siano parecchio avanti nel progetto e che al suo nuovo club servano almeno due o tre anni per raggiungere quel livello. Una contraddizione tra ciò che chiede alla sua squadra (superarsi) e quello che vede (distacco dai rivali). Quello che manca lo vediamo anche noi ma è plausibile che questo sproni i giocatori a dare sempre qualcosa in più, per smentire un allenatore verso il quale tutta la squadra si è unita e ripetere un miracolo già avvenuto nel primo anno di Conte alla Juventus.

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