Presentati nuovi progetti, entrambi bellissimi per l’impianto che ospiterà Inter e Milan. Con due perplessità...
Mentre ci godiamo l’Inter e il suo primato, Conte lavora per migliorare tutte le spigolature che con la Lazio si sono materializzate tra il gol decisivo e la fine del primo tempo, quando la Lazio ha creato ben cinque palle gol. Il punto è proprio questo. Nel secondo tempo la gara è cambiata e l’Inter ha creato altrettante occasioni, fallendole di un soffio, fermata anche da grandi interventi di Strakosha.
Eppure la sera stessa e il giorno dopo è stato raccontato disinvoltamente solo delle prodezze di Handanovic, come se il secondo tempo non fosse mai stato disputato e la narrazione della gara fosse stata già decisa. Poteva terminare con un altro punteggio ma raccontare la partita distribuendo il peso delle occasioni da una sola parte, omaggiando Handanovic come eroe assoluto, dimenticando il portiere della Lazio è parsa molto di una forzatura.
Passo dal campo alla nuova casa di Inter e Milan.
Sarà davvero straordinario perché entrambi i progetti convincono: “i sedili saranno più vicini al campo, avvolgenti, con ancora più posti sulle curve e il mantenimento della storica collocazione Nord-Sud, l'architettura interna permetterà di cambiare i colori grazie a degli speciali pannelli e all'utilizzo di luce a seconda di quando giocherà l'Inter o il Milan. Il campo da gioco sarà abbassato e all’interno sarà presente un museo con un ingresso centrale e una walk of legends su ambo i lati per ricordare i giocatori delle due squadre.
Tra la zona che ospita San Siro e il nuovo impianto ci sarà un parco utilizzabile anche per festival ed eventi”. Tutto spettacolare e funzionale, al punto da non vedere l’ora che accada. Non si capisce però perché Inter e Milan siano le uniche squadre al mondo che divideranno la loro arena. Se si parla di costi, come hanno fatto tutte le altre? Intendiamoci, la grande civiltà che accomuna le due tifoserie e le società è esemplare ma tutti avrebbero immaginato e voluto uno stadio personale. E poi San Siro.
Era il 2006 e si parlava diffusamente del nuovo stadio che avrebbe nascere, la discussione su chi l’avrebbe costruito, con quanti soldi e soprattutto dove, erano i temi che, a scadenze semestrali, piombavano sulle prime pagine dei quotidiani, con alcune immagini che rivelavano progetti in essere e la volontà di Moratti di tirare dritto. Il tempo passava e ogni volta senza alcun passo in avanti sostanziale, al punto da creare una sorta di presagio nichilista, una certezza cinica che nulla sarebbe cambiato e San Siro sarebbe rimasto al suo posto, forse per sempre e magari con i necessari aggiornamenti.
In epoca recente San Siro è stato ridimensionato “bello ma i nuovi stadi in Europa…” e alla fine piallato come un dinosauro, fino a rendere accettabile e dunque inevitabile la demolizione. Non è un’idea ma un dovere che la città di Milano crei un bando per realizzare un progetto per salvaguardare San Siro, prescindendo dal calcio. Si tratta di storia, cultura, identità e riguarda l’anima di una città. Non è solo calcio.