«Io quest’anno compio 65 e pensare che tra cinque anni ne faccio 70 è un qualcosa che mi ammazza. Sono per la logica avanti i giovani, quindi mi sento in difetto ad avere un posto nel paradiso televisivo quando credo che possa esserci qualcuno più giovane di me». Cosi Piero Chiambretti, il re della televisione, ci accoglie al telefono. Lo showman valdostano, tra un balsamo e una battuta irriverente, ci spiega innanzitutto cosa significa fare televisione oggi. Sviluppare, in un’epoca che richiede immediatezza, una narrazione al passo con i tempi ma che non sia schiava dei tempi.
«Io ho vissuto uno dei momenti migliori della televisione. E anche il cambio di una generazione, non solo di età: il passaggio dal bianco e nero alla tv a colori, dall’analogico al digitale; ho visto cadere il muro di Berlino, ho vissuto la caduta dei partiti del passato, della Prima Repubblica, e poi è arrivata la Supersega, la Superlega, che ha tentato di stravolgere il calcio come lo abbiamo sempre conosciuto».