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Lo spogliatoio è l'ultimo luogo sacro

In un mondo privo di regole, un luogo impone ancora la propria legge

13 Set 2020 - 08:39

Nell’estate del 2010, Sky raggiungeva un accordo storico con la Lega Calcio; ad iniziare dalla prima giornata del campionato di Serie A, i telespettatori avrebbero potuto «godere» di uno spettacolo senza precedenti: entrare negli spogliatoi a pochi minuti dall’ingresso in campo delle due squadre. Un unico camera-men, tanto solo quanto più ingombrante per i calciatori, avrebbe permesso ai telespettatori un’esperienza unica, altrimenti inaccessibile: vedere i propri beniamini in mutande scambiarsi qualche chiacchiera – più sovente qualche urlaccio di incoraggiamento –, donare all’occhio luminoso della camera un ultimo sorriso per stemperare la tensione – o per far innamorare migliaia di telespettatrici da casa.

Così, per la prima volta nella storia, il Grande Fratello s’infiltrava nella «vita reale» dei calciatori professionisti. Una rivoluzione senza pari, un’emozione unica per tutti noi. Almeno fino alle prime due/tre volte. Prima cioè di rendersi conto che lo spettacolo offertoci non solo era inevitabilmente falso e falsato – chiunque, dinnanzi ad una telecamera, sente di dover recitare la propria parte – ma terribilmente e squallidamente pornografico. I giocatori, davanti alle telecamere, sono osceni, imbarazzanti come tutti noi: sembrano più stupidi del solito. Mentre si cambiano, gridano con lo sguardo un sentimento che dal loro disagio si trasferisce fino a noi (fino a quelli di noi, perlomeno, che hanno giocato a calcio nella propria vita).

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