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L'Inno della Champions

Storia della melica più celebre del calcio

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Permetteteci una riflessione su uno degli aspetti che del calcio più ci attrae: il suo rapporto con le Arti. Un rapporto per molti aspetti irrisolto stante la natura di ‘mistero agonistico’, per dirla alla Brera, di quello che è lo sport più popolare del pianeta. Le pulsioni primitive sprigionate dal calcio non si conciliano, purtroppo, con ognuna delle Belle arti. Notoria è, ad esempio, la difficile coabitazione tra la ripresa cinematografica e la dinamicità del gioco. I pochi grandi film mai girati sul tema sono agiografici o al più utilizzano l’indotto, di inesauribile portata, della collaterale passione dei tifosi. Dunque Fuga per la vittoria è l’esempio dell’infelice matrimonio tra un piano sequenza ed un’azione di gioco mentre Fever Pitch di David Evans – tratto dal romanzo di Hornby – può rappresentare il canone guida per produrre e poi girare un film sul Calcio.

L’arte figurativa, invece, quando il calcio si impossessava delle vite degli esseri umani stava entrando in una delle fasi più complesse della sua storia. Tuttavia ciò non ha impedito a Boccioni di ritrarre la velocità del pallone che rotola nel Dinamismo di un footballer, come già aveva fatto per il ciclismo, o a Malevič di portare nell’astrattismo il Realismo pittorico di un giocatore di football. È esistito persino un pittore-calciatore, e campione d’Italia con la Juventus, Domenico Maria Durante.

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