Abbiamo ucciso la Formula 1

Un mondiale che, come da pronostico, è finito prima di iniziare

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Il ritorno in F1 di Fernando Alonso rischia di restituire simbolicamente l’emblema del paradosso reso pratica: un’impietosa immagine dal futuro, profezia in attesa di smentita. I piloti Mercedes seduti su una collinetta ad osservare i colleghi delle altre scuderie, prendendo il sole: un po’ come lo spagnolo ad Interlagos, nel 2015, ma senza le noie al motore e, anzi, con un giro di vantaggio. Mentre la F1 muore. Quando su queste pagine scrivevamo che 

«il 2020 rischia di seguire il copione tracciato negli ultimi dodici mesi. Con Lewis Hamilton seduto ancora sul trono», 

non pensavamo di ritrovarci, a fine luglio, ad avere maledettamente ragione. In maniera persino esagerata. Succede che dopo tre GP dall’inizio di un campionato ancora monco per le questioni legate al Covid, la Formula Uno appaia come un viandante già stremato, fisso di fronte allo specchio a chiedersi dove, nonostante una vita rigorosa e maniacale, si sia sbagliato: ad un passo dal suicidio tecnico e mediatico, ben prima della rivoluzione che lo stesso Coronavirus ha rinviato al 2022.
 

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