Milano-Cortina 2026:c'è il dossier

Il dossier italiano è arrivato al Cio: chiusura all'Arena di Verona, discesa maschile a Bormio

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La cerimonia di apertura al Meazza, chiusura all'Arena di Verona. Il dossier di Milano-Cortina approda al Cio e parte la corsa italiana ai Giochi invernali del 2026: 127 pagine con grafici e foto che illustrano il progetto made in Italy per la sfida a cinque cerchi. "Una proposta innovativa da parte di due Paesi di grande tradizione sportiva", ha detto il presidente della Commissione di valutazione, Octavian Morariu, riferendosi anche a Stoccolma.

Sono 14 i siti olimpici previsti divisi in quattro cluster: Milano, Valtellina, Cortina e Val di Fiemme. Nel capoluogo lombardo sono previsti hockey, pattinaggio artistico e short track. In Valtellina protagoniste le piste di Bormio (dove si assegnerà il titolo della discesa) e lo Stelvio per le prove dello sci uomini, a Livigno lo snowboard e il freestyle. A Baselga di Pinè (Val di Fiemme) è invece previsto il pattinaggio di velocità (pista lunga), a Tesero il fondo, mentre a Predazzo sono previste le gare di salto con gli si. Cortina sarà protagonista in città con il curling, mentre lo sci alpino al femminile sarà sulle Tofane. Al centro "E. Monti" in programma le gare di bob, slittino e skeleton. Anterselva, in Alto Adige, sarà il centro del biathlon.

"Siamo dei precursori e ne siamo orgogliosi". Così il presidente del comitato olimpico italiano, Giovanni Malagò, in un'intervista alla Associated Press nel giorno dell'invio al Cio del dossier della candidatura di Milano-Cortina per le Olimpiadi invernali 2026, sottolinea la forza del progetto italiano. A suo parere, "è un dossier che siamo convinti possa vincere" nonostante i tanti dubbi, problemi e reticenze che ne hanno accompagnato la gestazione. Malagò non esclude che un domani possa rientrare in gioco anche Torino: "La storia recente ci mostra che sorgono nuove opportunita' una volta che ti sono stati assegnati i Giochi". Il progetto non punta su una sola sede e vanta alti livelli di sostenibilità economica e ambientale. Questo, peraltro, chiedeva e suggeriva la riforma Agenda 2020 voluta dal presidente del Cio, Thomas Bach, per rendere meno gravose e piu' appetibili le candidature. "Senza quel pacchetto di riforme non saremmo stati in grado di fare una proposta", ammette Malagò. E ancora: "Non c'è più spazio per i 'no', perché la barca ha già ha lasciato il porto. Altri Paesi non hanno la nostra 'volatilità' in termini di dire sì o no, ma loro hanno un problema diverso: il referendum. E non sono sicuro di quale sia il peggiore".

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